Nuove povertà, nuovo welfare?
Di Cesare Raviolo
La presentazione del rapporto annuale dell’Inps, avvenuta nei giorni scorso a Milano presso l’Università “Cattolica”, alla presenza del card. Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, è stata l’occasione per fare il punto sullo stato di salute del welfare italiano che, nel 2024, ha erogato sussidi a 7 milioni di persone su poco meno di 59 milioni di abitanti. Il sostegno al reddito dei disoccupati e di quanti hanno subito una riduzione dell’orario di lavoro (cassa integrazione guadagni) ha interessato più di 3 mln di persone. Infatti, nonostante l’aumento degli occupati registrato nei primi nove mesi dell’anno (+517 mila unità rispetto al terzo trimestre 2023), il tasso di disoccupazione è pur sempre pari al 6,1% e, nel solo mese di settembre, la Cassa Integrazione Guadagni ha autorizzato 44,9 mln di ore, con un aumento del 19% rispetto allo stesso mese del 2023. In Italia il welfare, oltre a sostenere chi è senza lavoro o rischia di perderlo, tutela le persone fragili tra cui anziani e famiglie povere. Le prestazioni a carattere assistenziale e di invalidità civile interessano 4 mln di famiglie. Secondo i dati Inps nei primi sei mesi del 2024 695 mila famiglie, per un totale di 1,67 mln di persone, hanno beneficiato dell’assegno di inclusione, una misura di sostegno economico per chi è in condizioni di fragilità e per l’inserimento in percorsi di formazione e di politica attiva del lavoro. Nello stesso arco di tempo l’Istituto ha erogato l’assegno unico a più di 6 mln di nuclei familiari per sostenere la genitorialità di quasi 10 mln di figli per un importo totale di 14,8 miliardi di euro. L’assegno unico universale punta a favorire sia la natalità sia la presenza delle donne nel mercato del lavoro, che in Italia è intorno al 58% contro una media Ue del 71%. Le dinamiche demografiche nel nostro Paese sono chiare: diminuzione e invecchiamento della popolazione hanno determinato una situazione nella quale oggi per ogni minore fino a cinque anni di età vi sono 6 anziani. Si tratta di un rapporto mai registrato prima e di una sfida che, per essere vinta, chiede di ripensare tutto il sistema previdenziale e di welfare. Occorrerebbe favorire l’integrazione governata della manodopera straniera, realizzare una più elevata occupazione femminile, prevedere una maggior permanenza nel mercato del lavoro, riallacciare il dialogo intergenerazionale e ripensare il modello di welfare per metterlo in grado di fronteggiare le nuove disuguaglianze: urge passare dal welfare redistributivo al welfare generativo per creare una vera welfare society.
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