Orrore a Nizza e a Vienna: il terrorismo è ritornato

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Uccise tre persone all’interno della chiesa di Notre-Dame in Francia. Sparatoria nei pressi della sinagoga nella capitale austriaca: quattro le vittime

Nella mattinata di giovedì 29 ottobre all’interno della chiesa di Notre-Dame a Nizza sono state uccise tre persone. Le vittime sono Nadine Devillers, 60 anni, e Simone Barreto Silva, 44 anni, che stavano pregando, e il sacrestano Vincent Loquès, 54 anni. Nadine è stata decapitata e il sacrestano, padre di due figli, sgozzato; la terza vittima, madre di tre figli, è morta a causa delle ferite riportate nel bar dove si era rifugiata. Una quarta persona è stata gravemente colpita sul sagrato. Ad ucciderli è stato il tunisino Brahim Aoussaoui, 21 anni, incensurato. In ospedale, dove è stato medicato, ha detto di aver agito da solo, mentre continuava a gridare «Allah Akbar», come ha riferito il sindaco della città francese, Christian Estrosi. Era arrivato in Francia il 27 ottobre partendo dall’Italia.

L’attacco a Nizza segue di due settimane l’uccisione di Samuel Paty, il professore di storia e geografia decapitato a Parigi da Abdouallakh Anzorov, colpevole di avere mostrato ai propri studenti delle vignette satiriche.

Nizza non è nuova ad attentati terroristici. Il 14 luglio del 2016 il terrorista Mohamed Lahouaiej Bouhlel, al volante di un camion, aveva fatto una strage sulla Promenade. Il raid in chiesa ricorda anche l’uccisione di padre Jacques Hamel nella chiesa di Saint Etienne du Rouvray sempre nel 2016, per mano dei fondamentalisti Adel Kermiche e Abdel Malik Petitjean che lo massacrarono a coltellate.

L’attentato di Nizza ha ricevuto la ferma condanna da tutto il mondo.

Nella serata del 1° novembre, nella basilica Notre-Dame de l’Assomption, è stato officiato il rito penitenziale di riparazione e la Messa in ricordo di Vincent, Simone e Nadine.

«Siamo qui – ha detto il vescovo André Marceau, prendendo la parola sul sagrato della basilica – per confidare a Dio la nostra angoscia, la nostra pena, il nostro dolore, i nostri sentimenti di rivolta forse, la nostra incomprensione ma soprattutto per chiedere la forza di essere artigiani di pace».

Lunedì 2 novembre anche Vienna ha vissuto una notte di sangue e di terrore nei pressi della sinagoga, nel cuore della città. Le vittime dell’attacco sono 4, due uomini e due donne, di cui una morta qualche ora dopo in ospedale: lo ha detto martedì mattina nel corso della conferenza stampa il ministro degli interni austriaco, Karl Nehammer. Ucciso anche uno degli appartenenti al commando terroristico, risultato un simpatizzante dell’Isis: ci sarebbero altri assalitori in fuga. «Al momento – ha dichiarato il capo della polizia di Vienna Gerhard Purstl – crediamo che ci sia stato più di un aggressore». Almeno 17 i feriti nella sparatoria, secondo il giornale austriaco Kurier, tra cui un ufficiale in servizio. Il direttore sanitario di Vienna, Michael Binder, ha precisato alla radio austriaca che sette, dei diciassette feriti ricoverati in ospedale, sono in gravi condizioni. Tutti sono stati colpiti da armi da fuoco. I terroristi hanno sparato a chi sedeva ai tavolini dei bar in sei diversi punti del centro storico: i viennesi si stavano godendo l’ultima serata di svago prima di un lungo mese di lockdown imposto per l’epidemia da Coronavirus.

Eseguiti 14 fermi temporanei e 18 perquisizioni.

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