Passeggino da Formula 1
Di Carlo Zeme
Mi sono appassionato alla Formula 1 quando Schumacher vinceva tutte le gare e quando mio padre la domenica a pranzo mi strizzava l’occhiolino tra il primo e il secondo dicendomi: «Andiamo in salotto a vedere la partenza?» Mi sono appassionato alla Formula 1 perché, in fondo, Robin mi sta più simpatico di Batman e per questo ho sempre tifato per Jarno Trulli mentre tutto il resto d’Italia esultava per vittorie straordinarie. La mia passione si è persa poi quando ho preso la patente, la Formula 1 è diventata un circo equestre e subito dopo la partenza ho cominciato a russare insieme a mio padre. La mia guida non è un granché; sfoggio, quando posso, qualche parcheggio affiancato che mi ringalluzzisce, ma solitamente non ci sono spettatori ad applaudire in piedi sul divano. Alcuni grandi sportivi però hanno la forza di reinventarsi ed è stato così anche per me: pilota di passeggini. Sembra una cosa elementare all’apparenza ma in realtà, come una monoposto da corsa, il passeggino anzitutto bisogna farlo uscire dal garage e poi inserirci Margherita, un motore che al contatto con la scocca comincia a piangere istantaneamente. Quindi si va su strada, c’è da scaldare le gomme zigzagando per i primi dieci metri e si continua con il giro di ricognizione intorno a tutto l’isolato. Solitamente gli occhi cominciano a chiudersi quando si abbassa il tettuccio sopra chi ha capito che forse non è poi così male essere trasportati su di una lettiga come gli antichi romani. Quando si entra nella pedonale “via dei negozi” ecco che ormai si va in discesa, ed è lì che capitano gli imprevisti: possibile frontale con altra culla, capannello di persone che chiacchierano sul marciapiede, gradini anziché rampe, ma soprattutto, il più temuto: la buca fa sì che un sobbalzo la svegli. La gara di velocità si trasforma in una gara di resistenza, il sole è quello accecante di mezzogiorno e le campane suonano i loro dodici rintocchi nel raggio di decine di chilometri. Il tettuccio è aperto, Morfeo e il suo treno sono ormai lontani, non ci resta che tornare verso casa per il pranzo. Da bere stapperemo champagne, come fa il pilota sul podio alla fine della corsa.
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