Per 47 anni tra i Tortonesi
Nel 75 d.C. Marziano giunse a Julia Dertona da Roma per annunciarvi il Signore Gesù Cristo, e nel 122, durante la persecuzione dell’imperatore Adriano, fu decapitato
Il 2022 è senz’ombra di dubbio un anno singolare di grazia per la Chiesa di Tortona, che celebra i 1900 anni dal martirio del suo fondatore, il vescovo e martire san Marziano, patrono principale della Diocesi. La tradizione ci ha consegnato due date, che collocano l’evangelizzazione delle nostre terre in epoca sub apostolica: l’anno 75 d.C. in cui Marziano giunse a Julia Dertona da Roma, per annunciarvi il Signore Gesù Cristo, e il 122 in cui, durante la persecuzione dell’imperatore Adriano, venne decapitato fuori dalle mura della città.
In mezzo 47 anni di fecondo e instancabile apostolato, in quella città che era un nodo stradale strategico e commerciale nella Regio IX Liguria, dove si incrociavano importanti strade consolari. Nella romana Julia Dertona, infatti, confluivano la via Postumia, che collegava Genova ad Aquileia, la via Fulvia, che conduceva attraverso Pollentia a Torino e alle Gallie, e la via Aemilia Scauri che congiungeva la nostra città al litorale di Vada Sabatia, l’odierna Vado Ligure, attraverso Aquae Statiellae, l’odierna Acqui Terme.
I dati della tradizione
Di san Marziano abbiamo scarne notizie, essenzialmente il racconto del suo martirio, inserite negli “Acta Sancti Innocenti”, un testo che gli studi degli ultimi decenni retrodatano al VII secolo se non ancor prima, dove è narrata la vita del vescovo tortonese sant’Innocenzo, che resse la Diocesi tra il 325 e il 353. Vi si legge che nel 122 l’imperatore Adriano inviò a Dertona il prefetto di Milano, Sapricio, per colpire la fiorente comunità cristiana della città. Sapricio arrestò l’anziano vescovo Marziano che, rifiutandosi di abiurare la fede e di venerare le divinità pagane, fu decapitato. Successive tradizioni, legate al culto di altri santi, come i patroni di Brescia Faustino e Giovita, e san Calogero di Albenga, aggiungono ulteriori elementi: la presenza del legionario Secondo, segretamente convertito, che assiste Marziano la notte prima del martirio e ne raccoglie il corpo, dandogli sepoltura sotto un sambuco. Secondo subirà il martirio in Asti, tre giorni dopo Marziano, e diventerà il patrono di quella città. Circa due secoli più tardi, sant’Innocenzo ritrovò il sepolcro di san Marziano, occultato durante le persecuzioni, e diede gli onori dovuti al corpo del martire.
Una Chiesa di antica origine
Se da un lato non sono giunti fino a noi molti documenti che raccontano la vita di san Marziano, dall’altro va registrato un insieme di dati certi che attestano l’antichità della Chiesa tortonese. Un’abbondantissima ricchezza di reperti archeologici fanno di Tortona il più importante sito paleocristiano del Nord-Ovest; le sole epigrafi paleocristiane del tortonese raggiungono i 150 elementi, mentre per il secondo sito archeologico paleocristiano dell’area ligure-piemontese, che è Albenga, ci si ferma a soli 33 pezzi.
Si ha poi la certezza documentaria dell’esistenza nel IV secolo di una diocesi organizzata e di significativa importanza nella disputa ariana, grazie al vescovo sant’Esuperanzio, compagno di sant’Eusebio di Vercelli e stimato da sant’Ambrogio, che lo volle accanto a sé nel sinodo di Aquileia del 381.
Infine la monumentalità del Codex Purpureus Sarzanensis concordemente datato tra la metà del secolo V e l’inizio del VI, completa il quadro dei principali elementi storici che pongono Tortona tra le più antiche sedi vescovili del nord Italia. Una Chiesa che era anche in grado di esprimere la ricchezza di santità della vita religiosa, come attesta la lapide sepolcrale dell’abate san Rufino, datata al VI secolo, murata all’esterno dell’antica parrocchiale di Sarezzano.
Un culto fuori dal comune
La tradizione che si raccoglie e si sviluppa attorno alla figura di san Marziano – figura originale per nulla confondibile o sovrapponibile ad altri due antichi santi che recano lo stesso nome: Marziano di Siracusa e Marziano di Ravenna – dà origine a un culto che si sviluppa e si radica ben oltre i confini della diocesi tortonese e delle sue naturali aree di influenza. Ad oggi il primo testimone documentario della figura di san Marziano è l’atto di dedicazione al nostro santo della pieve di Alfiano nel Monferrato ai confini con l’astigiano, datato 836. Siamo in una zona che mai appartenne alla giurisdizione ecclesiastica tortonese, ma che fu tradizionalmente legata alla Chiesa di Asti, dove il culto di san Marziano si diffuse ampiamente a partire dal suo legame con la figura del patrono astigiano san Secondo. Un altro documento coevo, l’“Addictio Moccensis”, scritta nel versante francese delle Alpi, in quella che oggi è la valle dell’Ubayette, elencando i martiri del Piemonte meridionale, per sottolineare il particolare favore della Provvidenza verso queste terre, inserisce nella lista anche san Marziano.
Il documento traccia un ideale itinerario spirituale che porta dai passi alpini alla pianura padana, attraverso il torinese e l’astigiano, lungo il tracciato della via Fulvia: san Dalmazzo del cuneese, i santi Solutore, Avventore e Ottavio di Torino, Vittore di Pollenzo, Secondo di Asti e Marziano di Tortona. Si comprende come il culto del nostro santo avesse già superato le Alpi nel secolo IX.
Ma l’episodio più incredibile della lunga storia del culto marciano è ciò che accadde nell’anno 840 sulle rive del lago di Costanza.
Nel pieno fulgore dell’impero carolingio, sotto lo scettro di Ludovico il Pio, un personaggio di spicco della corte imperiale, il conte Alpger, costruisce una chiesa in onore di san Marziano a Goldbach, sul Lago di Costanza, e incarica una delle migliori penne dell’epoca, Valafrido Strabone, di comporre un carme in onore del santo tortonese. Su questo episodio fondamentale torneremo successivamente; ora tocca alla nostra generazione, aprendo con il vescovo Guido le feste giubilari del 1900° anniversario del Martirio del nostro patrono, scrivere un’altra bella pagina nella vivente tradizione della Chiesa che è in Tortona, nata dalla predicazione e dal sangue versato da san Marziano.
don Maurizio Ceriani