Perché non ritorna come prima?

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L’inchiesta. Ospedale di Tortona Dei 120 posti letto pre Covid solo una sessantina sono attualmente disponibili; alcune liste d’attesa per le visite ambulatoriali sono di 100 giorni, il call center delle prenotazioni è ancora molto deficitario

C’era una volta… l’ospedale di Tortona, senza altre denominazioni se non la sua storica dedica ai Santi Antonio e Margherita. Una storia lunga, la sua, che data dal XIII secolo e che vorremmo fosse a lieto fine nel secolo XXI. Come ben illustrato da Bonavoglia – Decarlini nel loro volumetto Enti ospedalieri a Tortona. Secoli XII-XIX, edito dalla Società Medico Chirurgica Tortonese nel 1995, il nosocomio di Tortona è l’eredità preziosa pervenuta fino a noi dal Duecento, quando l’Ospedale della Carità o di Santa Margherita, unito all’Ospedale dei Santi Antonio e Cristoforo, diede luogo all’Ospedale Maggiore, già localizzato nell’attuale Via Sada (Borgo del Loreto).

Dalla storia alla cronaca, il passo non è breve, né indolore ed è segnato da un inizio drammatico: il 4 marzo 2020, repentinamente, in una notte, l’ospedale di Tortona diventa “il primo Covid Hospital del Piemonte”, scelto dall’Unità di Crisi della Regione per fronteggiare, quanto meglio possibile, l’incipiente, terribile pandemia da Coronavirus; viene chiuso il Pronto soccorso, i pazienti sono trasferiti in altre strutture, tutti i reparti sono destinati all’utilizzo esclusivo per l’emergenza Covid-19. I mesi successivi sono durissimi: l’ospedale è off-limits, presidiato come una fortezza; giorno e notte, le sirene delle ambulanze rompono il silenzio irreale del lockdown; la conta dei decessi pare inarrestabile… Ma altrettanto straordinaria si manifesta da subito la dedizione dei sanitari e la generosità dei cittadini: Tortona reagisce e resiste, “positiva” al virus benefico della solidarietà!

A giugno 2020 l’ondata pandemica sembra regredire e alla fine del medesimo mese l’ospedale di Tortona viene ufficialmente sanificato e formalmente restituito alla sua funzione pre-Covid.

Perché, dunque, tornare oggi sul tema? Perché, purtroppo, il moto impresso alla riconversione è così impercettibile da far sorgere qualche dubbio sulla volontà di arrivare all’obiettivo.

Dunque, con un occhio all’ormai consueto bollettino nazionale e locale dei contagi, l’ospedale cittadino, le sue criticità e potenzialità, sono di nuovo all’ordine del giorno. Sulla scena odierna, vecchi (vertici ASL, politici regionali, amministratori locali, medici, cittadini) e nuovi protagonisti (il privato) si incontrano e scontrano, con il rischio di tornare alla polarizzazione politico-partitica (maggioranza/opposizione) e alle diatribe campanilistiche (Novi/Tortona/Alessandria/Voghera) o, peggio, di cadere nell’indifferenza del dejà vu, o, peggio ancora, nella rassegnazione di non avere più sul territorio un presidio sanitario adeguato (tanto nessuno può fare più niente!).

Urge fare chiarezza, far capire ai cittadini difficoltà e progettualità, collaborare tra istituzioni, creare sinergie; una breve sintesi degli atti e dei fatti che agganci il presente al passato recente e offra spunti di riflessione per costruire il futuro, può aiutare.

Nel 2012 il legislatore nazionale (L.135/2012) definisce degli standard, volti a mantenere in equilibrio la spesa sanitaria; la Regione Piemonte, già gravata da un pesante deficit in materia, avvia una prima riorganizzazione (D.G.R.6-551972013) che determina la chiusura del “punto nascita” di Tortona. Nel 2014, la Deliberazione della Giunta Regionale n.1-600 del 19/11-2014 approva l’Adeguamento della rete ospedaliera agli standard della L.135/2012 e detta le Linee di indirizzo per lo sviluppo della rete territoriale. A questo atto fondamentale di programmazione si imputa il “declassamento” del presidio ospedaliero tortonese, da ospedale cardine (sede di DEA – Dipartimento Emergenza e Accettazione di I livello) a ospedale di base.

La medesima D.G.R., però, attraverso una complessa serie di atti successivi, sia regionali sia aziendali dell’ASL AL, distribuiti tra il 2016 e il 2019, riconosce all’ospedale di Tortona un reparto di Fisiatria da 20 posti letto e stanzia una importante somma (più di 3 milioni di euro) per la sua realizzazione. Ecco che c’è del buono anche nella famigerata DGR 1-600/2014!

Certo, il bicchiere appare ancora mezzo vuoto e si riempie con il contagocce: dei 120 posti letto pre Covid sono attualmente disponibili solo una sessantina; alcune liste d’attesa per le visite ambulatoriali sono di 100 giorni, il call center delle prenotazioni è ancora molto deficitario, ma i servizi di Laboratorio Analisi, Radiologia, Endoscopia hanno ripreso a funzionare, come pure gli ambulatori di Senologia, Colonproctologia, Chirurgia, Cardiologia, Otorino e Ortopedia. Anche i reparti di Medicina, Ortopedia, Chirurgia, Otorino, Rianimazione e Pronto Soccorso (semplice) sono in attività ed esprimono sanitari di ottimo livello, così come il Day Hospital oncologico, che mai ha interrotto l’offerta dei propri servizi.

Facendo tesoro degli aspetti positivi e stigmatizzando costruttivamente quelli negativi, restiamo vigili e, ciascuno per la propria parte, prendiamoci cura del patrimonio materiale, di competenze e di umanità che è il nostro ospedale.

Chi serve l’ospedale

L’ospedale di Tortona serve una popolazione che, secondo le risultanze anagrafiche al 31 dicembre 2019, ammontava a 60.322 abitanti suddivisi in 40 comuni con una superficie complessiva di circa 660 chilometri quadrati. Il Tortonese ha un’estensione in lunghezza di circa 45 chilometri (da Guazzora a nord alle sorgenti del Curone a sud) e in larghezza di circa 30 chilometri (da Forotondo a est a Piovera ad ovest). La distanza media dei comuni dal centro zona è di circa 15-16 chilometri, con punte di 20 chilometri ed oltre per Brignano Frascata, Dernice, Fabbrica Curone, Montacuto, San Sebastiano Curone.

Tra il 2011 e il 2019 la popolazione dell’area ha registrato un calo di 882 unità (da 61.210 a 60.322 abitanti), pari all’1,45%. La flessione ha interessato prevalentemente i comuni montani e dell’alta collina e, in misura minore, anche alcuni centri della pianura, specie della bassa valle Scrivia. Gli abitanti sono distribuiti in 27.851 famiglie per cui la composizione media è di 2,17 individui per famiglia, media che scende sotto i 2 individui nei comuni delle alte valli Curone e Grue.

La popolazione del Tortonese risulta caratterizzata da un elevato indice di vecchiaia e da un contenuto indice di dipendenza strutturale. Il primo, infatti, è pari a 247, il che significa che ogni 100 giovani di età fra 0 e 14 anni esistono 247 individui di 65 anni e più. L’indice di dipendenza strutturale, cioè il numero di individui non autonomi per ragioni demografiche (età<=14 e età>=65) ogni 100 individui potenzialmente indipendenti (età 15-64) è pari a 63. Infatti, i giovani fino a 14 anni erano 6.761 (11,21 per cento), gli adulti tra i 15 e i 64 anni 36.834 (61,06) e gli anziani di 65 e oltre anni di età 16.727 (27,73).

Finanziamenti concessi dal 1997 al 2019

A partire dal 1997 e fino al 2019, all’ospedale di Tortona sono stati concessi dalla Regione Piemonte e, in larga misura, sono stati spesi poco meno di 19 milioni di euro per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili, di realizzazione e adeguamento degli impianti, di ristrutturazione ed ampliamento di servizi e ambulatori (Ortopedia, Senologia, Radiologia e Terapia intensiva, Dialisi, Endoscopia, Blocco parto) e di completamento di nuovi servizi e di umanizzazione.

Dal punto di vista temporale, risulta che oltre 1,3 milioni sono stati concessi tra il 1997 e il 2001, quasi 8,5 milioni tra il 2002 e il 2013 e 5,5 milioni tra il 2015 e il 2018 per un totale di oltre 15,3 milioni di euro. Tra i finanziamenti concessi successivamente dalla Regione spicca quello assegnato nell’aprile 2019 di € 3.489.926,00 finalizzato alla creazione di un’area di riabilitazione di II livello per la quale il Servizio Programmazione dei Servizi sanitari e socio-sanitari della Regione Piemonte ha comunicato «che dal punto di vista programmatorio nulla osta alla creazione di un’area di RRF di 20 posti letto presso il presidio ospedaliero SS. Antonio e Margherita di Tortona».

Sul tema dell’ospedale, sul suo futuro, sui problemi che riguardano i pazienti, avete qualcosa da dire? Il Popolo si trasforma in una piazza ed è pronto a ospitare le vostre considerazioni. Perché noi stiamo dalla parte del dialogo, soprattutto con i lettori. Iniziamo da oggi con la riflessione del Pd di Tortona che ci è stata inviata in Redazione

La pandemia causata dal Coronavirus ci ha posti di fronte ad una emergenza sanitaria senza precedenti, che ci ha fatto comprendere il grande valore del nostro sistema sanitario pubblico e di tutto il personale che vi opera con passione e dedizione. Senza un sistema sanitario pubblico, gli effetti di questa pandemia sarebbero stati devastanti. Superata l’emergenza, sperando non ci sia una seconda grave recrudescenza del virus, abbiamo bisogno di aprire un ampio confronto sui limiti, sulle possibilità e sulle prospettive del nostro servizio sanitario. Abbiamo, infatti, dovuto constatare che questo sistema ha “sofferto” per la carenza di personale e di strutture adeguate, in particolare, le liste d’attesa che pesavano sui cittadini già prima della pandemia, ora sono diventate una vera e propria emergenza della nostra sanità pubblica. Va ricordato che in Italia la spesa sanitaria costituisce il 6,5% del PIL, mentre è il 9,6% in Germania e il 9,5 % in Francia.

La sanità pubblica costa circa 116 miliardi all’anno, tanto quanto gli italiani spendono nel gioco d’azzardo. Quindi, non è poi così vero che in Italia si spende molto per la sanità, ma è vero che molte volte si spende male o si sprecano risorse. Per contro disporre di un sistema sanitario efficiente ed efficace può avere ricadute positive su tutto il sistema economico del Paese.

Le condizioni economiche, sociali e ambientali incidono pesantemente sull’indice di morbilità; la prevenzione deve quindi essere considerata prioritaria. L’esperienza di questi ultimi mesi ci ha ulteriormente dimostrato che non si deve concentrare l’attenzione e gli interventi solo sul sistema ospedaliero e sulla sua rete, ma che è fondamentale puntare ed investire sul potenziamento della sanità territoriale.

Se avessimo avuto una forte sanità territoriale, probabilmente le conseguenze della pandemia sarebbero state diverse, soprattutto in termini di perdite di vite umane e, sicuramente, si sarebbe evitata quella pressione che il sistema ospedaliero ha subito, portandolo ai limiti del collasso e in alcuni casi all’impossibilità della sua fruizione, con gli effetti purtroppo nefasti sui pazienti non ospedalizzati e sui medici di Medicina generale. Riteniamo, quindi, che sia arrivato il momento di fare scelte chiare e concentrarsi sul fronte della prevenzione, a partire dal territorio, potenziandone i presidi, rivalutando la Medicina di base e, nel contempo, agendo sulla modernizzazione della rete ospedaliera, sulla crescita e sulla formazione del personale sanitario.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di investire ed è per questo che riteniamo indispensabili le risorse del MES, al fine di avviare una grande modernizzazione del nostro sistema sanitario pubblico.

Se non ora, quando? Per tutto ciò, abbiamo bisogno che la politica governi concretamente il sistema sanitario nazionale, avendo una “ visione sistemica di politica sanitaria”. Solo così si può evitare che prevalgano interessi particolari, o peggio, esigenze lobbistiche. Ed è in questo quadro più generale che noi dobbiamo ragionare e lavorare sul futuro della sanità nel territorio tortonese e della salute dei nostri cittadini.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, la Regione dovrà, necessariamente, intervenire sulla sanità piemontese.

Proprio in questi mesi di emergenza, la maggioranza di Centrodestra che governa la Regione Piemonte, ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza. Per questo, vogliamo che il nostro territorio si riappropri del proprio destino e sia protagonista nella gestione di questa fase. Esattamente in modo contrario a quanto accaduto negli scorsi mesi. Il sindaco di Tortona ha dichiarato pubblicamente, in più occasioni, che il nostro ospedale avrebbe avuto, fuori dall’emergenza Covid, un ruolo maggiore e che sarebbe stato oggetto di investimenti importanti in vista di un suo potenziamento. A fronte di queste dichiarazioni abbiamo visto crescere, con il consenso dell’assessore regionale alla Sanità Icardi, e del sindaco Chiodi, un’attenzione particolare sulla gestione del nosocomio tortonese da parte del gruppo privato “Policlinico di Monza”. Interesse dichiarato sui giornali locali, sino al punto di partecipare in compagnia dello stesso assessore regionale alla Sanità a una visita/sopralluogo all’interno dell’ospedale. In sostanza pare proprio che la Regione e il sindaco di Tortona stiano decidendo di assegnare a un soggetto privato l’intera gestione di una struttura pubblica quale l’ospedale cittadino.

Ci chiediamo se questa è davvero la volontà politica dell’assessore regionale Icardi e del sindaco Chiodi, entrambi esponenti della Lega, ma soprattutto ci chiediamo per fare che cosa e a che beneficio dei cittadini tortonesi e della salute nel nostro territorio.

Non abbiamo mai avuto e non abbiamo tuttora, un atteggiamento pregiudiziale sul ruolo del privato nella sanità, ma abbiamo sempre inteso il ruolo del privato complementare e non sostitutivo del sistema sanitario pubblico.

È evidente e anche legittimo che gli interessi siano diversi.

Crediamo che sia arrivato il momento e che sia utile e indispensabile che di tutto ciò si discuta, in modo chiaro e pubblico nelle sedi opportune, ad iniziare dal consiglio comunale di Tortona.

Riteniamo, quindi, necessario che si avvii, quanto prima, un confronto franco e trasparente sui temi della salute dei cittadini e degli strumenti che servono per garantirla e che questo confronto coinvolga tutte le forze vitali presenti nella nostra città e sul nostro territorio e non sia mero appannaggio di una maggioranza politica, ma sappia mobilitare tutte le forze politiche locali e l’intera società civile.

Circolo Pd – Tortona

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