Perché Sanremo è Sanremo!

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di Silvia Malaspina e Carolina Mangiarotti

Periodo di intensi scambi di opinioni questo che stiamo vivendo: appena terminato il tour de force per l’elezione del presidente della Repubblica, eccoci travolte dal ciclone nazional popolare del Festival di Sanremo: non apparteniamo alla schiera dei radical chic che, altezzosa, snobba con disgusto la kermesse canora, ma vi assistiamo, immergendoci con compiacimento nel rituale: festival, divano, copertina, tisana e commento caustico.

Prima serata: Amadeus presenta con enfasi la co-conduttrice: «Oh mamma! Ma chi è ’sta mummia? L’hanno tirata fuori dal Museo Egizio? Adesso inciampa, rotola dalle scale e perde le bende!» «Tu non la conosci, ma è stata una delle attrici più famose del cinema italiano: da giovane era di una bellezza strabiliante. È un po’ troppo plastificata, ha completamente perso la fisionomia originaria.» «Oltre che plastificata non riesce ad articolare due parole! Bah, speriamo nelle canzoni.» Aspettativa non delusa, con picchi di entusiasmo – «Grandissimo Gianni! E Mahmood e Blanco? Per me vincono loro: canzone meravigliosa!» – e cori da stadio durante l’esibizione dei Måneskin.

Le serate successive scivolano leggere e ci trovano concordi su molti aspetti festivalieri, anche se i commenti sono talvolta stroncanti: «Veramente Rettore è quella di Splendido splendente? Ma è un mostro! Non riesce a stare in piedi!» Il vetriolo muliebre non risparmia il monologo di Lorella Cesarini: «Mi dispiace che sia stata attaccata e offesa per il colore della pelle, però basta: è da mezz’ora che piagnucola sul razzismo! Per noi ragazzi sono problemi che non esistono, quei dementi che offendono sui social non meritano tutta questa attenzione!»

Alla terza serata si raggiunge l’apoteosi e il commento è univoco: «Drusilla tutta la vita! Brava, di impatto, arguta, ironica: non la si poteva convocare per tutte le cinque serate?»

Al venerdì delle cover assistiamo in due momenti diversi, essendo per i giovani il venerdì sera il nuovo sabato sera: mentre chi segue in diretta abbandona la copertina e, incurante della rotula scricchiolante, si scatena con piglio da ventenne, regolando il volume televisivo su toni da atterrire il vicinato, chi sceglie la visione in differita al sabato pomeriggio, ne conferma le impressioni: «Gianni e il Jova hanno tirato giù l’Ariston! Fantastici! Però la cover di Mahmood e Blanco è stata proprio da brividi! Ti è piaciuta Maria Chiara Giannetta? Carina, simpatica, spontanea.»

La serata finale conferma il trend tradizionale sanremese. Ci troviamo in accordo sul risultato della gara e chiosiamo: «Sorvolando sul fatto che si sia fatta due zigomi da sembrare uno scoiattolo con le guance piene di nocciole, la Ferilli ha detto giusto: perché dobbiamo sempre parlare di problemi? La vita quotidiana è già abbastanza provante, lasciateci evadere, perché Sanremo è Sanremo!»

silviamalaspina@libero.it

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