Pernigotti ha vinto il ricorso al Tar
Niente vincoli per l’area industriale
NOVI LIGURE – C’era grande soddisfazione nelle parole del responsabile della divisione legale della Pernigotti, Eduardo Di Mauro, dopo che il Tar del Piemonte ha annullato la deliberazione del consiglio comunale novese del 20 a-prile 2019.
La direzione dell’azienda si è avvalsa della consulenza di “Legance”, che ha agito con un team composto da Alessandro Botto, Giacomo Testa e Fabiana Ciavarella. Il giudizio, promosso dinnanzi al Tar Piemonte, aveva co- me oggetto l’annullamento della delibera approvata dalla giunta guidata dal sindaco Rocchino Muliere e riconfermata da Gian Paolo Cabella, con la quale si approvava la variante parziale al PRG (Piano Regolatore Generale), introducendo una condizione che subordinava l’attuazione della destina- zione prevista per l’area di proprietà della Pernigotti, all’avvenuta ricollocazione dell’impianto produttivo esclusivamente all’interno del territorio comunale cittadino. In particolare, la delibera introduceva una condizione che impediva speculazioni edilizie sull’area tra viale Rimembranza, via Crispi e via IV Novembre.
L’area dello stabilimento, 33 mila metri quadrati, si poteva riconvertire in case o uffici solo nel caso in cui la produzione fosse stata trasferita in un’altra zona di Novi.
Qualche perplessità sull’opportunità della deliberazione comunale era emersa subito da parte di alcuni tecnici, perché, ancora prima della sua approvazione, la proprietà della Pernigotti aveva inviato in municipio una serie di os- servazioni, evidenziando che la variante avrebbe inibito il diritto di godere in modo pieno del complesso immobiliare e impedito alla società di compiere liberamente scelte strategiche per l’attività imprenditoriale.
Il Tar, con la sentenza del 19 maggio, ritenendo fondate le tesi di Pernigotti, ha accolto il ricorso e annullato la deliberazione del Comune. Ora bisogna attendere la pubblicazione e leggere le motivazioni. In un secondo momento il Comune deciderà se impugnare la sentenza davanti al Consiglio di Stato.
Vittorio Daghino