Pernigotti: tutto rimandato in attesa di una risposta

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L’incontro al Mise non ha portato a nuovi sviluppi. Fissato un tavolo di programmazione a fine mese

NOVI LIGURE – «Giudichiamo insufficienti le risposte fornite dalla società riguardo la salvaguardia occupazionale e le prospettive future della Pernigotti». Così si sono espressi i sindacati Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil al termine del tavolo in programma la scorsa settimana a Roma, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, fissato per discutere della crisi dell’azienda dolciaria novese che sembra non vedere fine. Un incontro al quale hanno preso parte i rappresentanti della proprietà, essendo assenti i fratelli Toksoz, il coordinatore della Struttura per le crisi d’impresa del Mise, Luca Annibaletti, il capo della segreteria tecnica, Stefano D’Addona e, in video collegamento, il sindaco di Novi, Gian Paolo Cabella e i rappresentanti regionali di Piemonte e Lombardia.

«Restano in piedi le azioni messe in campo unitariamente con l’assemblea permanente nello stabilimento di Novi Ligure, fermo restando la nostra completa disponibilità a fare scelte diverse in presenza di una proposta concreta di volumi produttivi. – si legge ancora nella nota congiunta firmata dalle parti sociali – L’azienda ha confermato la presenza di una trattativa per l’ingresso di un nuovo investitore, senza però rivelare i dettagli dell’operazione in corso». La società interessata sarebbe la cremonese Witor’s, realtà dolciaria produttrice dei noti cioccolatini Boero, che conta circa 220 dipendenti. «Alla luce della situazione ancora incerta rispetto alla soluzione della vertenza – chiudono i sindacati – e all’approssimarsi del 30 giugno data di scadenza della cassa integrazione, il Ministero, accogliendo la richiesta dei sindacati, ha fissato un nuovo incontro entro fine aprile».

Tutto rimandato, dunque, nella speranza che il prossimo tavolo possa essere davvero risolutivo. La scadenza degli ammortizzatori sociali si fa sempre più vicina e la produzione all’interno della fabbrica cittadina è quasi del tutto azzerata. «È ancora tutto molto incerto e siamo in apprensione. – commenta Cabella – Se non si aprisse uno spiraglio nella trattativa, la situazione rischierebbe di peggiorare ulteriormente.

L’azienda ha rimarcato la volontà di proseguire l’attività. Ma per ora sono soltanto parole». Il piano industriale presentato dall’attuale proprietà turca, mai rispettato, prevedeva 2 milioni e 800 mila euro di investimento nel sito cittadino ai quali se ne sarebbero poi aggiunti 750 mila per un nuovo macchinario adibito agli stampi delle tavolette di cioccolato più altri ancora per l’efficientamento energetico della struttura.

«Durante l’incontro, l’azienda ha informato che nei giorni scorsi è stato raggiunto un accordo non vincolante per avviare una trattativa con un possibile acquirente della storica industria dolciaria piemontese. – sottolinea il Mise – Tutte le parti presenti al tavolo hanno chiesto ai rappresentanti dell’azienda l’impegno a garantire la continuità produttiva dello stabilimento di Novi Ligure e tutelare i lavoratori.

La struttura per le crisi d’impresa, in sinergia con le istituzioni locali, continuerà a monitorare lo stato di avanzamento delle trattative, in vista di un prossimo tavolo in cui sarà illustrato con maggiori dettagli il percorso individuato dall’azienda».

Luca Lovelli

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