Più medici per tutti

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Di Silvia Malaspina

Cari i miei Anna Maria Bernini e Orazio Schillaci, rispettivamente ministro dell’Università e ministro della Salute, il 10 settembre scorso sono state pubblicate le graduatorie nominali per l’accesso alla facoltà di Medicina e Chirurgia negli atenei di tutta Italia. Mi scuserete, cari ministri, se parto dal racconto di un’esperienza personale per arrivare a considerazioni che interessano i circa 64.000 ragazzi che hanno sostenuto le prove di selezione per accaparrarsi uno dei 20.867 posti disponibili a iniziare l’iter per approdare al giuramento di Ippocrate. Nel luglio 2023 mia figlia sostenne il test con esito negativo: fu la disperazione e, nel contempo, la presa di coscienza che l’aver studiato sui volumi che venivano indicati come propedeutici alla preparazione non era stato funzionale. Da più parti si rincorsero consigli per affiancare a una facoltà omologa specifici corsi di ausilio nelle materie oggetto della prova di selezione. Ci si aprì un universo sconosciuto: raccogliendo informazioni sul web incappammo in molteplici e variegate offerte di pacchetti didattici che spaziavano dal “gold” (la cui tariffa, al termine di 8 mesi di corso online, era pari a quella per l’acquisto di una Panda) a quello “basic”: tutti promettevano, dati alla mano, il 98% di possibilità di successo. Fummo basite dalla scoperta dell’esistenza di agenzie che si occupano dell’immatricolazione e dell’assistenza in università private all’estero (Malta, Lettonia, Spagna) nelle quali non è previsto il test e la cui laurea è valida in tutta Europa. Oggi, con la serenità derivante dall’ammissione a Medicina nell’ateneo indicato come prima scelta, mi rivolgo a voi, cari Ministri, per chiedervi: se i due terzi dei ragazzi che affrontano il test per la prima volta non lo superano, perché non organizzate corsi propedeutici, con personale qualificato anziché lasciar proliferare un mercimonio che si alimenta delle aspirazioni dei giovani? Non vi pare opportuno pensare a una riforma della scuola superiore, in modo tale che, nel triennio, i ragazzi possano scegliere percorsi mirati alle varie facoltà a numero chiuso? Sarete coscienti della crisi della sanità pubblica: medici di base in servizio fino a 70 anni e oltre, ambulanze senza medico, reparti di Pronto Soccorso presidiati da un solo responsabile “gettonista”, concorsi ospedalieri andati deserti per mancanza di candidati, specialisti che fanno il doppio turno in reparto per la cronica carenza di personale, medici che arrivano dall’estero: la via d’uscita è formare meno operatori sanitari con la selezione preuniversitaria?

silviamalaspina@libero.it

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