Pnrr: occasione mancata?
Di Cesare Raviolo
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), approvato dall’Italia nel 2021 per rilanciare l’economia dopo il Covid e consentire lo sviluppo verde e digitale del Paese, sembra procedere a rilento. Già in partenza, il Piano, così come era stato strutturato, aveva suscitato più di una perplessità a causa dello scarso contenuto strategico dovuto alla frammentazione dei centri di spesa, affidati anche a soggetti poco preparati a gestirli. Il Piano rientra nel Fondo Europeo per la Ripresa con una dotazione di 750 miliardi di euro; all’Italia sono stati assegnati 191,5 mld, di cui 70 (36,5%) in sovvenzioni a fondo perduto e 121 (63,5%) in prestiti. La realizzazione dei progetti a valere sul Pnrr è programmata in trimestri e i fondi devono essere utilizzati entro il 31 dicembre 2026, pena la restituzione. In Italia, sono stati presentati 269.299 progetti per un importo complessivo di 228,83 mld di euro, di cui pagati il 24%; questi progetti godono dei finanziamenti Pnrr per 167,69 mld pagati al 29% (a fine 2023). In provincia di Alessandria, sono stati attivati 2.660 progetti, di cui 2.635 comunali e 25 provinciali per un totale di 1,3 mld di euro; la provincia di Pavia conta 3.069 progetti (3.045 comunali e 24 provinciali) per un ammontare di 1,5 mld. Dunque, il ritardo nell’erogazione dei pagamenti, sottintende un ritardo nella realizzazione dei progetti; allo stato attuale, ammonta a circa 120 mld di euro, ai quali vanno aggiunti circa 20 mld maturati nel 2024. Ne deriverebbe la necessità di un’accelerazione dei pagamenti di qui al 2026 per far decollare tutti i progetti, ipotesi che, alla luce di quanto accaduto finora, appare poco probabile e credibile. Il ritardo nei pagamenti finisce per ridurre l’impatto degli investimenti finanziati dal Pnrr sul Pil e, quindi, sulla crescita dell’economia. Non solo: gli effetti del Piano sono stati previsti sulla base dell’ipotesi che ogni spesa sia “ad alta efficienza”, il che non appare veritiero in quanto l’efficienza dei singoli progetti non è stata verificata ex ante con analisi del tipo costi-benefici. Tuttavia, la maggiore criticità del Piano va ricercata nella lentezza con la quale la spesa pubblica, contrariamente alla rapidità voluta dal Pnrr, è stata (ed è) immessa nel sistema economico per contrastare le tendenze recessive causate dalla pandemia, ritardo che vanifica il sostegno che alla domanda aggregata e al Pil sarebbe dovuto venire dall’incremento della stessa spesa pubblica.
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