Punto di partenza o punto di arrivo?

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Presentata la ricerca su “Il futuro dell’Ospedale di Tortona”. Il documento è un testo interlocutorio, un insieme di linee guida, indubbiamente coerenti tra loro, ma sostanzialmente sono indicazioni di massima, la gran parte già formulate in varie sedi ed occasioni più o meno negli stessi termini. Forse i lettori hanno trovato più soluzioni e proposte leggendo Il Popolo negli ultimi mesi.

Punto di partenza o punto di arrivo? Dopo la presentazione della ricerca su “Il futuro dell’Ospedale di Tortona”, la domanda è d’obbligo. Chi si aspettava che il lavoro della SDA “Bocconi” fornisse precise indicazioni sull’organizzazione del nosocomio cittadino è rimasto deluso. Il documento, presentato venerdì scorso durante una conferenza stampa, è un testo interlocutorio, un insieme di linee guida, indubbiamente coerenti tra loro, ma sostanzialmente sono indicazioni di massima, la gran parte già formulate in varie sedi ed occasioni più o meno negli stessi termini.

Non a caso, infatti, il documento attribuisce un ruolo centrale per il rilancio dell’ospedale al reparto di Riabilitazione e agli investimenti in nuove tecnologie per l’Ortopedia e le attività chirurgiche (Chirurgia generale, Oculistica e Urologia). Quello della Riabilitazione (o della Fisiatria, di cui si parla fin dal 2016) è diventato un vero e proprio mantra, una sorta di soluzione per tutte le carenze dell’ospedale. Anche al non addetto ai lavori non sfugge l’incongruenza di fondo della questione: ha senso un reparto di Fisiatria senza un’efficiente Ortopedia?

Il problema si ripropone pari pari nel caso del Pronto Soccorso, per il quale la ricerca della “Bocconi” suggerisce la razionalizzazione delle risposte: casi gravi inviati agli altri presidi, casi meno gravi direttamente dal triage allo specialista negli ambulatori. Viene da chiedersi se, piuttosto che questo illusorio servizio, non sia preferibile togliere ogni illusione.

E ancora. D’accordo che siamo in presenza di linee guida, ma è possibile che il documento non abbia preso in considerazione e analizzato puntualmente le caratteristiche demografiche e morfologiche del territorio che fa riferimento all’ospedale tortonese e le distanze che separano le località periferiche dalle città (Novi Ligure, Alessandria, Casale Monferrato) verso le quali sono dirottati buona parte degli abitanti dell’area bisognosi di un ricovero?

Anche per quanto riguarda eventuali strutture di prossimità che possono costituire un completamento o un’alternativa all’ospedale, il documento dell’Università milanese non fornisce novità di rilievo. A parte il riferimento alle equipe mobili di professionisti in grado di operare su tutta la rete, senza indebolire le singole strutture o costringere gli utenti a rivolgersi altrove, non propone nulla e non analizza le esperienze in atto (ospedali di comunità, case della salute, case di comunità, ecc.) per individuare pro e contro di ciascuna rispetto al nostro contesto; anche sull’ipotesi di partenariato pubblico-privato non sembrano esserci analisi dei costi e dei benefici.

Dunque, il documento della SDA “Bocconi”, in assenza di interventi regionali (piano industriale vero e proprio, modifiche normative, ecc.) non sembra aver portato un contributo risolutivo per il futuro dell’ospedale cittadino, che ora dovrà attendere le decisioni che ASL Alessandria e Regione Piemonte non riescono (o non vogliono?) prendere. Naturalmente queste sono prime osservazioni, che potranno essere oggetto di approfondimenti e integrazioni nelle prossime settimane.

Cesare Raviolo

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