Quattro parrocchie della Diocesi di Tortona passeranno a quella di Vigevano

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Con il decreto dell’8 dicembre del Dicastero dei Vescovi le comunità Cambiò di Gambarana, Mezzana Bigli, Casoni Borroni di Mezzana Bigli e Cascinotto Mensa di Pieve Albignola saranno affidate alla Chiesa vigevanese al termine di un iter durato 10 anni. Don Maurizio Ceriani ripercorre la storia di queste realtà lomelline

Con il decreto del Dicastero dei Vescovi, che sarà pubblicato domani, 8 dicembre, solennità dell’Immacolata, sarà ufficializzato il passaggio dalla Diocesi di Tortona a quella di Vigevano di quattro parrocchie situate a nord del fiume Po. Tre nella Lomellina propriamente detta: Santa Maria Assunta e San Marziano in Cambiò di Gambarana, San Giovanni Battista in Mezzana Bigli e Assunzione di Maria in Casoni Borroni di Mezzana Bigli, e una nella Bassa Lomellina ai confini col Siccomario, cioè San Giovanni Battista in Mezzana Rabattone, cui è unita “aeque principaliter” la ex parrocchia della Visitazione di Maria in Cascinotto Mensa di Pieve Albignola, soppressa nel 1983. I fedeli di tutte queste località assommano a circa 1300; il comune di Mezzana Bigli ha già una parrocchia, quella dell’Epifania del Signore nella frazione Balossa Bigli, che appartiene alla diocesi di Vigevano. Si tratta di un lembo della diocesi tortonese, che le vicende della storia hanno legato alla cattedra di San Marziano, sia pur con fluttuanti variazioni di confine, ma che le bizzarrie del Grande Fiume hanno scelto di collocare definitivamente sulla sponda settentrionale, senza alcuna continuità territoriale tra di esse e con il resto della diocesi. La scarsità del clero, ma soprattutto l’attuale dimensione pastorale della Chiesa italiana, ormai propensa ovunque alla scelta della pastorale d’insieme, ha suggerito alla saggezza dei vescovi di optare per questa soluzione, che garantisce una più efficace cura pastorale della popolazione. Il percorso per giungere a questo passo è durato esattamente dieci anni. Nella primavera del 2014, infatti, l’allora vescovo di Tortona, Mons. Martino Canessa, chiese alla diocesi di Vigevano un aiuto per provvedere al servizio pastorale di queste parrocchie, che erano completamente circondate dal territorio della medesima. Il 1° ottobre 2014 iniziò il ministero di alcuni sacerdoti vigevanesi, pur restando le parrocchie parte della diocesi di Tortona.

Mezzana Bigli

Mezzana Bigli è il più popoloso dei centri che stanno per passare a Vigevano. Il territorio comunale è diviso in tre parrocchie, di cui una è già vigevanese, anche se nacque tortonese nel secolo XVI. La parrocchia del capoluogo conta circa seicento abitanti. Il nome Mezzana mette in relazione l’origine del paese con l’area fluviale presso cui sorge, essendo collocato tra le sboccature di Tanaro, Sesia, Scrivia e Agogna nel fiume Po. Una sorta di “insula” tra gli acquitrini prodotti dall’ingresso in Po di questi suoi affluenti. Nei territori del “Comitatus Papiae” appare dal secolo XIII come “Glarea Mezana” e resta fino a metà XIX secolo legata, sia civilmente che religiosamente, al centro di Gerola, oggi frazione di Casei Gerola. L’appellativo Bigli deriva invece dalla secolare famiglia di feudatari che la governarono. Compare come parrocchia nel sinodo di mons. Cesare Gambara del 1595 dipendente dalla pievania di Sparvara, l’attuale Cambiò, mentre l’odierna elegante chiesa parrocchiale risale al 1807.

San Giovanni Battista in Mezzana Bigli

Casoni Borroni

La frazione di Casoni Borroni, nel comune di Mezzana Bigli, separata dal capoluogo dalle acque alpine dell’Agogna, conta poco meno di cento abitanti. È stata eretta in parrocchia a metà del novecento e per lunghi anni è stata retta, fino alle soglie del terzo millennio, dalla cara figura di don Rino Dossena, di cui resta viva memoria e una singolare devozione alla Madonna del Beccaccino, patrona dei cacciatori; si tratta di una rappresentazione della Madonna con il Bambino, il quale tiene in mano un beccaccino, mentre tutto intorno giocano dei cani da caccia, che erano una delle passioni di Don Rino.

Assunzione di Maria in Casoni Borroni di Mezzana Bigli

Mezzana Rabattone

La parrocchia di Mezzana Rabattone non arriva oggi a cinquecento abitanti. Si trova a breve distanza dalla riva settentrionale del Po, appena a monte della confluenza del Terdoppio, ma per secoli il suo territorio si trovava a sud del Grande Fiume, finchè una serie di eventi alluvionali e un taglio del letto del Po nel 1824 sancì il suo definitivo passaggio dall’Oltrepò alla Bassa Lomellina. Storicamente appartenuta alla diocesi di Pavia, passò a quella di Tortona nel 1817 all’atto della sua ricostituzione dopo la soppressione napoleonica. Alla parrocchia di Mezzana è stata unita nel 1983 “aeque principaliter” la soppressa parrocchia della borgata di Cascinotto Mensa nel comune di Pieve Albignola, dalla singolare e ricca storia. Tanto civilmente come ecclesiasticamente Cascinotto appartenne dal 999 al 1796, insieme a Corana e a Bastida de’ Dossi, a quel minuscolo stato sovrano e circoscrizione ecclesiastica a cavallo del Po di pertinenza dell’abate del monastero di San Salvatore di Pavia, per disposizione testamentaria dell’imperatrice Sant’Adelaide. L’abate di San Salvatore aveva sua volta infeudato la località alla Mensa Arcivescovile di Milano ( da qui il nome di Cascinotto della Mensa), con diritto di nomina del rettore della chiesa della Visitazione, che restava curazia autonoma succursale della parrocchia di Corana. Lo stesse regime rimase anche dopo il passaggio nel 1817 alla diocesi di Tortona, finchè il cardinal Shuster, dopo aver restaurato e abbellito la piccola chiesa a spese della Mensa milanese, rinunciò ad ogni residuo diritto su Cascinotto, che conservò solo nell’appellativo “Mensa” il glorioso retaggio feudale della Chiesa Ambrosiana. Eretta parrocchia nel 1944 fu soppressa nel 1983.

San Giovanni Battista in Mezzana Rabattone

Cambiò

Oggi Cambiò è una piccola borgata di alcune decine di abitanti e la sua parrocchia ingloba i lembi dei comuni di Gambarana e di Pieve del Cairo. Il suo passato fu invece importante e glorioso, perché a partire dal 9 gennaio 1784 fu il Principato del vescovo di Tortona. Infatti in quella data mons. Carlo Maurizio Pejretti rinunciò ai diritti sulle terre del Vescovato a favore del Re di Sardegna, permutandoli con l’infeudazione perpetua di Campo Beato, ossia Cambiò, elevato alla dignità principesca. Per curiosità, stando alle regole araldiche, l’altisonante titolo non passa ora al vescovo di Vigevano perché è legato non alla giurisdizione ecclesiastica ma ad una infeudazione perpetua alla sede tortonese. La storia di questa località, più volte bistrattata dal Po che se la passava da una sponda all’altra, si incrocia spesso con le vicende della diocesi e della città di Tortona. Infatti, col nome antico di Sparvara, segnò per secoli il confine settentrionale della diocesi di San Marziano, così come Patrania (l’attuale Torrriglia) ne stabiliva il confine meridionale; con questa funzione compare nel 1198 nella Bolla di Innocenzo III. Anche per questo la sua pieve era intitolata a San Marziano. Sparvara, che sorgeva in posizione strategica alla confluenza del Tanaro nel Po, nella regione detta del Campo Beato, possedeva un castello munito militarmente, ma al contempo elegante dimora signorile. In esso soggiornava volentieri la regina Cristierna di Danimarca ai tempi della sua permanenza tortonese, tra il 1578 e il 1590. Inghiottita Sparvara dal Po nel 1716, la nuova borgata ricostruita prese il nome della regione, cioè Campo Beato da cui deriva per contrazione il toponimo Cambiò. L’attuale abitato sorge in un luogo ancora diverso, perché il 24 aprile 1892 un’altra devastante piena del Po cancellò il paese. L’odierna chiesa parrocchiale si deve alla munificenza del vescovo mons. Igino Bandi che, ligio anche ai suoi doveri di principe, ne finanziò la costruzione dopo l’alluvione del 1892.

Il gruppo lingeo del Montecucco presso la chiesa di Cambiò

Don Maurizio Ceriani

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