Quelli che parlano
Gli amici sono l’essenza dell’adolescenza: i ragazzi li scelgono tra chi è simile a loro per interessi, carattere, passioni, creando gruppi simili ai clan. All’interno di queste cerchie chiuse spicca l’amico/a prediletta, che riveste importanza estrema nella vita dell’adolescente, tanto più se, come nel caso che mi riguarda, si tratta di una figlia unica. Ho il ricordo vivissimo di quando mia figlia e l’amica del cuore si incontrarono per la prima volta all’età di 7 anni, sotto le docce, dopo una lezione di nuoto: essendo allora le uniche due femmine della squadra, si scrutarono come i pistoleri prima del duello finale in “Mezzogiorno di fuoco”. L’ostilità lasciò ben presto il posto a strategiche manovre di avvicinamento, poi alla simpatia e infine all’affettuosa e complice condivisione di scuola, sport, altri amici, vacanze… e-sclusi, al momento, eventuali fidanzati.
Con il tempo le due si sono uniformate nei discorsi, nel modo di pensare, di agire e addirittura nell’aspetto fisico, tanto da essere frequentemente scambiate per sorelle.
L’amica diventa parte integrante del nucleo famigliare e questo fa sì che cadano nei suoi confronti tutti i parametri del bon ton previsti per gli ospiti: se si trattiene a cena, mangia quello che passa il convento; se decide di fermarsi a dormire, deve condividere il letto con la legittima proprietaria; se il cane deve “essere sceso”, offre la propria collaborazione.
Si verificano talvolta occasioni in cui le due ragazze devono necessariamente rientrare nei ranghi dei rispettivi nuclei famigliari: nelle feste comandate l’assenza e la lontananza generano ansia e tristezza.
Nel corso delle ultime ferie estive, ad esempio, mi sono rifiutata di acquistare il pacchetto WiFi free per l’accesso a internet in navigazione: non l’avessi mai fatto! La mia parte di binomio rimasta disaccoppiata ha trascorso le vacanze sporgendosi dal parapetto della nave come Kate Winslet nella scena cult di “Titanic”, protendendo il telefonino verso l’esterno, al fine di captare una rete mobile e poter messaggiare con l’amica che, da una spiaggia ligure, si disperava alla stessa maniera. L’ennesima riprova di questo legame risale a pochi giorni fa: giocando con ampio anticipo, mi viene richiesto: «Per il mio compleanno potremmo andare un week end a Roma?». Esulto senza esternare troppo (se capisce che la cosa mi aggrada, cambia subito idea) e chiedo con sovrana indifferenza: «Come mai? C’è qualcosa che vorresti rivedere?». La risposta è di commovente sincerità: «Bisognerebbe rivedere tutto, ma ho pensato che quest’anno io e S. non abbiamo fatto vacanze insieme e quindi dobbiamo recuperare». È vero, durante le ferie mancava un pezzo di famiglia…
Silvia Malaspina