«Questo è il tempo della Speranza!»

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Il Giubileo a Roma. Il Papa ha aperto la Porta Santa della basilica di San Pietro nel giorno della vigilia di Natale. Il 26 dicembre, invece, la Porta Santa nel carcere di Rebibbia

Le campane della basilica di San Pietro suonano a festa. In piazza 25 mila persone, altre 6 mila in basilica. Papa Francesco arriva in carrozzina davanti alla Porta Santa al canto del Jubilate Deo e del Veni Creator Spiritus. Dopo la lettura del brano del Vangelo di Giovanni in cui si leggono le parole “Io sono la porta, dice il Signore, se uno entra attraverso di me sarà salvato”, pronuncia la frase «Aperite mihi portas iustitiae» («apritemi la porta della giustizia») e dà due colpi alle valve di bronzo tra le formelle che raccontano la storia della salvezza. La Porta si apre e il Pontefice per primo la attraversa. È il 24 dicembre 2024, vigilia di Natale, l’inizio dell’Anno Santo, del Giubileo della speranza. Un tempo di grazia, di misericordia, di rinnovamento, di impegno a «portare speranza laddove è stata perduta». Dopo il Santo Padre fanno ingresso in basilica 54 pellegrini provenienti da ogni angolo della Terra. Sono i primi pellegrini, testimonianza bella e visibile dell’universalità della Madre Chiesa, insieme a cardinali, vescovi, esponenti delle altre confessioni religiose, autorità tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il sindaco della capitale Roberto Gualtieri. «Con l’apertura della Porta Santa – le parole di Francesco nell’omelia della Messa della Notte presieduta dopo il rito di apertura della Porta – abbiamo dato inizio a un nuovo Giubileo: ciascuno di noi può entrare nel mistero di questo annuncio di grazia». «Pellegrini di speranza. Un angelo del Signore, avvolto di luce, illumina la notte e consegna ai pastori la buona notizia: “Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”. – l’annuncio del Natale del Papa – Tra lo stupore dei poveri e il canto degli angeli, il cielo si apre sulla terra: Dio si è fatto uno di noi per farci diventare come Lui, è disceso in mezzo a noi per rialzarci e riportarci nell’abbraccio del Padre. Questa è la nostra speranza. Dio è l’Emmanuele, è Dio-con-noi. L’infinitamente grande si è fatto piccolo; la luce divina è brillata fra le tenebre del mondo; la gloria del cielo si è affacciata sulla terra, nella piccolezza di un bambino. E se Dio viene, anche quando il nostro cuore somiglia a una povera mangiatoia, allora possiamo dire: la speranza non è morta, la speranza è viva, e avvolge la nostra vita per sempre. La speranza non delude». «Questa è la notte – ha continuato il Pontefice – in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te! Per accogliere questo dono, siamo chiamati a metterci in cammino con lo stupore dei pastori di Betlemme. Il Vangelo dice che essi, ricevuto l’annuncio dell’angelo, “andarono, senza indugio”. Questa è l’indicazione per ritrovare la speranza perduta, rinnovarla dentro di noi, seminarla nelle desolazioni del nostro tempo e del nostro mondo: senza indugio». «A noi discepoli del Signore – l’invito del Papa – è chiesto di ritrovare in lui la nostra speranza più grande, per poi portarla senza ritardi, come pellegrini di luce nelle tenebre del mondo». Il Giubileo è tempo propizio: «Questo è il Giubileo, questo è il tempo della speranza! Esso ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, perché questo diventi davvero un tempo giubilare» e «lo diventi per la nostra madre Terra, deturpata dalla logica del profitto; lo diventi per i Paesi più poveri, gravati da debiti ingiusti; lo diventi per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù». «A noi, tutti, il dono e l’impegno di portare speranza dove è stata perduta – la consegna del successore di Pietro – dove la vita è ferita, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il cuore; nella stanchezza di chi non ce la fa più, nella solitudine amara di chi si sente sconfitto, nella sofferenza che scava l’anima; nei giorni lunghi e vuoti dei carcerati, nelle stanze strette e fredde dei poveri, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza». «Il Giubileo – ha concluso il Santo Padre si apre perché a tutti sia donata la speranza del Vangelo, la speranza dell’amore, la speranza del perdono». Il giorno di Santo Stefano un altro gesto di Francesco che rimarrà nella storia di questo Giubileo con l’apertura della Porta Santa nel carcere di Rebibbia. È la prima volta, in un Anno Santo ordinario. Francesco ha dunque ripetuto tra i reclusi lo stesso gesto che ha compiuto la vigilia in San Pietro. «L’apertura di questa Porta Santa sia per tutti noi un impegno a guardare il nostro avvenire con speranza. – ha spiegato Bergoglio – La Prima Porta Santa l’ho aperta a Natale a San Pietro, ma ho voluto che la seconda Porta Santa fosse qui, in un carcere. Ho voluto che ognuno di noi che siamo qui, dentro e fuori, avessimo la possibilità anche di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude». «Non perdere la speranza: questo è il messaggio che voglio darvi, a tutti, io per primo. – ha esordito Francesco davanti a un centinaio di detenuti del carcere romano presenti insieme ai dirigenti, agli agenti di Polizia penitenziaria e ai volontari – Spalancare la Porta è un bel gesto, ma quello più importante è aprire il cuore. I cuori aperti, questo fa la fratellanza. I cuori chiusi non aiutano. La grazia del Giubileo è soprattutto aprire i cuori alla speranza. La speranza non delude mai: pensate bene a questo. Nei momenti brutti uno pensa che tutto è finito, che non si risolve niente, ma la speranza non delude mai. A me piace pensare alla speranza come ancora che è sulla riva, e noi con la corda siamo lì, sicuri, perché la nostra speranza è con l’ancora sulla terra». Domenica 29 dicembre Baldo Reina, cardinale vicario per la Diocesi di Roma, su mandato del Santo Padre, ha presieduto il rito di apertura della Porta Santa di San Giovanni in Laterano, la cattedrale della Diocesi di Roma, in comunione con tutte le Diocesi e le cattedrali del mondo. Il 1° gennaio 2025 è stata aperta la Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore, mentre il 5 gennaio è stata la volta di quella di San Paolo fuori le Mura. Tra le novità del Giubileo 2025 c’è una webcam installata sulla Porta Santa di San Pietro per consentire a chi non potrà farlo, di attraversarla almeno virtualmente.

Marco Rezzani (Foto: Vatican Media/SIR)

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