Qui c’era il mare e un vulcano sotto la chiesa

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Si può conoscere un territorio, come l’Oltrepò pavese, anche attraverso i suoi fossili: Simona Guioli l’ha fatto per noi in un volume avvincente che si legge d’un fiato

Provate a immaginare un gruppo di studenti al seguito di un illustre professore, durante una lezione all’aria aperta. A un certo punto, uno tra i più zelanti chiede delucidazioni su una sorta di tizzone annerito che ha appena raccolto. Il docente, con un’espressione tra l’incredulo e lo stupito, farfuglia qualche frase colorita, dal tono non propriamente accademico, perché il suo occhio esperto ha immediatamente riconosciuto l’osso di un dinosauro. Potrebbe sembrare una scenetta tratta da un cartone animato, ma qualcosa di simile è realmente accaduto, un po’ di anni fa, nei pressi di Romagnese, quando un attonito professor Silvio Renesto riceve, dalla mano di uno studente, nientemeno che un frammento fossilizzato di un omero di plesiosauro. È solo il primo dei tanti aneddoti contenuti nel volume Balene, squali, mammut – La storia dell’Oltrepò attraverso i suoi fossili (Libreria Ticinum Editore, 2024, pp. 118, euro 15) scritto da Simona Guioli, responsabile del Museo di Scienze Naturali di Voghera. Un libro che offre degli spaccati sulla storia più antica del territorio oltrepadano, utilizzando una terminologia facilmente comprensibile anche da chi ha poca dimestichezza con gli argomenti trattati, ma nel pieno rispetto dei contenuti scientifici. Proseguendo nella lettura, si apprende del ritrovamento delle ossa di una balena, avvenuto nei pressi del Monte Vallassa in modo casuale, quasi fiabesco, a opera di un gruppo di paleontologi del Museo regionale di Torino. Se ci lasciamo un po’ suggestionare dalla narrazione, non possiamo trattenere un brivido, pensando che al posto del castagneto, in cui magari siamo soliti inoltrarci per la raccolta dei prelibati frutti autunnali, dodici milioni di anni fa esisteva un mare profondo, in cui cacciavano giganteschi megalodonti, lontani parenti degli attuali squali bianchi, ma ancora più colossali. L’autrice ci spiega anche come attraverso l’osservazione di alcune conchiglie fossili, si è dedotto che la roccia su cui poggia una chiesetta non lontana da Codevilla, dove chissà quante persone si recano a pregare senza neppure sospettarlo, è in realtà la parte sommitale di un antico vulcano sottomarino. Degni di nota sono i rinvenimenti di ossa di elefante nell’alveo del fiume Po. Si tratta di reperti che qualche scopritore del secolo scorso aveva collegato, in maniera un po’ romantica, alla spedizione di Annibale. Però, come si suol dire, la realtà supera spesso l’immaginazione, tanto che studi più approfonditi hanno permesso di attribuire questi resti ad animali notevolmente più antichi, i mitici mammut, pachidermi dal pelo lungo e folto, dotati di zanne enormi, adattati a vivere in aree climatiche molto più fredde, rispetto agli areali di distribuzione delle specie attuali. Non mancano curiosità legate a Carlo Cova, Giuseppe Orlandi e Ferruccio Stella, gli storici direttori dei musei oltrepadani, uniti da profonda amicizia, ma spesso impegnati a contendersi qualche reperto in maniera non proprio fraterna. Una menzione merita anche il geologo Antonio Negri, un ricercatore “goloso” che, tra i suoi appunti di campo, non trascurava di inserire annotazioni sulla qualità del cibo e del vino assaggiati nelle locande che frequentava nel corso delle sue spedizioni. Redatti con una scrittura piacevolissima e avvincente, i diciassette capitoli si leggono d’un fiato e si arriva, senza quasi accorgersene, alla parte conclusiva, costituita da una trattazione sulla storia geopaleontologica dell’Oltrepò pavese. In questa sezione il testo risulta un po’ più impegnativo e necessita una lettura più attenta. Chiudono il volume due appendici, che offrono informazioni sintetiche sui più famosi paleontologi locali e su quei piccoli gioielli che sono i nostri musei cittadini. Il volume è pubblicato ne “La stanza Landini”, collana che non ha scopi commerciali. Il ricavato delle vendite finanzia progetti solidali aventi come fine l’educazione dei bambini in Italia e nel mondo.

Fabio Cavagnini

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