Restaurati coro e altare di Cabella
Importanti interventi alla chiesa parrocchiale realizzati dal laboratorio Regoli di Gavi
CABELLA LIGURE – In occasione della patronale di san Lorenzo, nella parrocchiale, dedicata al santo, si sono potuti ammirare alcuni degli importanti restauri della zona presbiterale, proposti dal parroco don Jairo Alzate O’Campo e dagli attuali membri del Consiglio degli Affari Economici della parrocchia, autorizzati dal vescovo di Tortona e dalla Soprintendenza e durati più di due anni. Negli anni ’70, in osservanza delle disposizioni del Concilio Vaticano II, era stata costruita la mensa rivolta verso il popolo e l’antico altare maggiore era stato indietreggiato per creare spazio nelle concelebrazioni di molti sacerdoti essendo la parrocchia sede di “arcipretura”. Questo aveva reso impraticabile l’uso del coro poichè l’altare aderiva agli stalli centrali dell’apparato corale.
Nel 1974, l’imponente altare marmoreo in stile ligure era stato smontato, ricostruito con una struttura in mattoni, rivestito poi con marmi in parte originali e in parte riadattati (forse ricavati da altri altari marmorei).
La modifica del presbiterio si era poi estesa anche alla balaustra, ridotta, e alla rimozione del cancelletto di accesso, e, infine, all’utilizzo della mensa celebrativa recuperata dalla parte anteriore originale dell’altare maggiore. La necessità di restaurare l’organo ha posto la questione sull’effettivo riutilizzo di tutta la zona, compreso il recupero dello stesso coro, di cui si rendeva necessario lo smontaggio per poter intervenire sui mantici e sulle parti motorie dello strumento.
L’aderenza degli stalli, infatti, veicolava in maniera ridotta l’aria necessaria al suo utilizzo e i grossi problemi di umidità di risalita, stavano compromettendo tutta la parte lignea, sia del coro che dell’organo.
Il merito di questo impegnativo intervento va sicuramente rivolto al benefattore che ha voluto sponsorizzare il restauro del coro.
Si è reso necessario un progetto diverso e più complesso. Simona Cipollina, l’architetto progettista, dopo diverse consultazioni con ditte che proponevano lo smontaggio in singoli pezzi del manufatto, ha optato per una soluzione assolutamente non invasiva, dove, tramite dei tagli alla base, si è riusciti a far scorrere l’altare su dei rulli e spostarlo di un metro e mezzo dalla sua anomala posizione. L’intervento è riuscito al meglio ed è stato eseguito dall’impresa Massone GianEnrico di Cabella; lo spostamento non solo non ha creato nessun distacco dei pezzi già in precedenza assemblati, ma ha anche permesso il recupero del pavimento a scacchiera sottostante, che una volta lucidato, ha riproposto il disegno perimetrale voluto per il presbiterio. Lo smontaggio sia dell’organo prima sia del coro dopo, hanno posto inoltre il problema dell’umidità di risalita e di una muratura ormai degradata e intrisa di sali.
La rimozione di questa e la sistemazione della pietra sottostante nel massetto, senza ricostruire un nuovo intonaco, ha permesso la creazione di un’intercapedine con un ricircolo più naturale dell’aria. La ricollocazione degli stalli del coro, risanati e consolidati nel loro retro, si è inserita in una muratura risanata. Le sedute del coro avevano le mensole di sostegno affogate in un massetto cementizio, ulteriore causa di apporto di umidità, e si presentavano completamente ammuffite e compromesse, tanto da rendere necessario il ripristino di buona parte del supporto ligneo. In tale prospettiva si è ritenuto più congruo riproporre una predella lignea che limitasse, rispetto al pavimento in marmo, la circonferenza del coro e ne evidenziasse il suo corretto disegno originale.
In tal modo, le mensole delle panche sono state inserite in travetti di sostegno posizionati sotto robuste tavole di castagno, perfettamente adattate allo spazio esistente tra pavimento in marmo e muro risanato.
L’intervento di restauro del coro, esempio di arredo settecentesco con modifiche ancora ottocentesche, ad opera del laboratorio Regoli Restauri di Gavi, oltre a garantire la corretta funzionalità del mobile, ha permesso anche di ritrovare, finalmente, la luminosità dell’essenza lignea: un noce intagliato e con decorazioni a lisca di pesce, nelle tre sedute centrali, in precedenza nascoste dall’altare addossato e inutilizzate. I lavori, però, non hanno riguardato solo il presbiterio, ma anche la facciata principale della chiesa che ha ritrovato un suo rinnovato splendore, riproponendo i colori originali rinvenuti sotto lo strato dell’ultima ridipintura.