Riconosco la voce
Esiste in Italia un “Giornale delle belle notizie” in cui Gianni e Maria Pia ne hanno scovata una che li ha entusiasmati. Margaret, una vedova di Londra, va ogni giorno alla fermata di Embankment della Northern Line, per riascoltare la voce registrata del marito Oswald, che ripete la formula «Mind the gap» ben nota ai frequentatori di quella metropolitana: invita a prestare attenzione al gap,lo spazio tra il vagone e la banchina.
In questo modo la donna sente vicino il marito, scomparso nel 2007. Ma per difendere questa cara voce a un certo punto ha dovuto combattere una vera battaglia burocratica: pochi anni dopo infatti, per la mania che abbiamo oggi di cambiare anche le cose che funzionano, quella di Oswald venne sostituita da una voce meccanica. Indomita, la donna ha chiesto e ottenuto dall’azienda dei trasporti di Londra il cd dell’annuncio e, addirittura, è riuscita a imporne la messa in onda almeno nella stazione di Embankement.
Gianni e Maria Pia hanno trovato in questa piccola storia di tenacia e d’amore (termini che sono quasi sinonimi) una conferma di ciò che hanno sempre pensato: è la voce il vero specchio dell’anima, capace di esprimerla nella sua autenticità profonda e, dunque, anche di restituire il vivo ricordo di una persona ben più di una foto o persino di un video.
Oggi questa preziosa risorsa è stata un po’ sciupata dal chiasso che ci circonda nei vari media e che si riflette persino nell’abuso che facciamo dei cellulari. Ci vorrebbe anche qui un po’ di salutare digiuno, che permetta di apprezzare il timbro e il tono di una voce amica.
Del resto, come ricorda spesso Gianni, in che modo nei Promessi sposi Renzo ritrova Lucia al lazzaretto? Leggiamo: «Stando col capo appoggiato alla parete di paglia d’una delle capanne, gli vien da quella all’orecchio una voce… – Paura di che? – diceva quella voce soave: – … chi ci ha custodite finora, ci custodirà anche adesso». (Detto per inciso, in quel «Paura di che» pronunciato da Lucia c’è il cuore del romanzo e persino del cristianesimo).
Ma sul tema belle pagine ha scritto Daniel Pennac, raccontando come – proprio attraverso la voce – ha riconquistato la fiducia del proprio figlio bambino: «Basta aspettare che faccia notte, sederci accanto al suo letto e riprendere la nostra lettura comune. Leggere. A voce alta. Gratuitamente. Le sue storie preferite… Lui a poco a poco si rilassa. Ritrova quella concentrazione sognante che gli si dipingeva in viso la sera. E finalmente ci riconosce, dalla nostra voce ritrovata».
E i nostri sposini pensionati? Gianni, quando si sveglia (sempre dopo la moglie) chiama un po’ sgangheratamente: «Popaaaaa!», ma solo per poterne sentire, in risposta, quella voce che gli appare ogni giorno più celestiale… E sì che la moglie, ingrata, per tutta risposta lo prende in giro!
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