Rinascita in Val Gardena

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Di Arianna Ferrari e Andrea Rovati

LEI

Per anni ho faticato non solo a pensare ma anche a sentire parlare di montagna, convinta della mia intrinseca natura marina. Questa avversione nacque dopo che da giovane fui trascinata in un giro di rifugi pesantissimo e al di sopra delle mie capacità fisiche. Ebbi paura, tornai stravolta e dissi che i monti con me avevano chiuso. Per lo shock di quell’esperienza non volevo nemmeno vedere le foto di quei luoghi. Perciò, quando nel 2020 Andrea mi propose una settimana di vacanza in Val Gardena, fui presa dallo sconforto. I miei primi pensieri furono che i mesi di Covid, le tute, le maschere e tutti i dispositivi di protezione indossati per 12 ore al giorno fossero un calvario già sufficiente: ora volevo solo riposo e relax. Partii dunque senza nessuna voglia. Quel luglio però fu speciale; saranno stati il lockdown, le pochissime persone e auto in giro ma le luci e i colori erano irripetibili. La prima escursione fu alla Brogles. Ricordo ancora il sole, il verde, i fiori, lo scampanellio delle mucche al pascolo, il rumore del battito del mio cuore e del mio respiro. Temevo fisicamente di non farcela; passavo dal «muoio sicuro», al «forse morirò», al prestare attenzione a ogni mio passo fino all’arrivo esultando: «Ce l’ho fatta!». Da allora amo visceralmente la montagna in generale ma quel sentiero, in particolare, sarà sempre speciale perché per me è stato riconciliazione, rinascita, respiro, sfida ma soprattutto gratitudine di vita nella magnificenza della natura.

arifer.77@libero.it

LUI

Una settimana di vacanza a luglio in Val Gardena. Come sarà il clima? Fino a ieri pioveva, speriamo migliori anche se, a dire la verità, di caldo quest’anno io e Arianna ne abbiamo già avuto in abbondanza… è il 2020: da febbraio “viviamo” in ospedale con addosso la panoplia della guerra del Covid, ossia tute impermeabili, cuffie, visiere, doppi guanti, soprascarpe, 12 ore al giorno, 13, 14; tra le sensazioni di quei giorni che ricordo di più c’è la claustrofobia. I miei genitori sono innamorati della Val Gardena e la frequentano con immutata passione da decenni; grazie a loro anch’io ho avuto il privilegio di conoscerla almeno in parte. La ricordavo come un bel posto ma nel luglio 2020 mi sembrava di essere arrivato in un angolo di Paradiso. Quell’anno in primavera ci fu il primo (e più rigoroso) lockdown, pochissime macchine e quindi pochissimo inquinamento, e fu come se il Creato avesse colto l’occasione per mostrarsi per com’è davvero se l’uomo riuscisse a viverci in armonia. Non avevo mai visto colori così brillanti e nitidi, nel sole caldo e asciutto del giorno sulle montagne seguito dal fresco rigenerante della sera, né profumi di montagna così precisi e intensi da essere inebrianti. La prima escursione fu alla Malga Brogles che da allora, ogni volta che ci torniamo, è diventata l’emblema della nostra rinascita. La pandemia fu una grande tragedia ma per i cristiani la croce, quando è accettata e portata con Cristo partecipando della sua, diventa motivo di una Grazia più grande, e quei mesi ne furono ricchi.

andrea.rovati.broni@gmail.com

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