“Roma resti accogliente”
Visita del Papa in Campidoglio
“Non si temano la bontà e la carità! Esse sono creative e generano una società pacifica, capace di moltiplicare le forze, di affrontare i problemi con serietà e con meno ansia, con maggiore dignità e rispetto per ciascuno e di aprirsi a nuove occasioni di sviluppo”. Lo ha esclamato il Papa al termine della sua storica visita in Campidoglio di martedì mattina, ribadendo che “la Santa Sede desidera collaborare sempre più e meglio per il bene della Città, al servizio di tutti, specialmente dei più poveri e svantaggiati, per la cultura dell’incontro e per un’ecologia integrale.
Essa incoraggia tutte le sue istituzioni e strutture, come pure tutte le persone e le comunità che ad essa fanno riferimento, ad impegnarsi attivamente per testimoniare l’efficacia e l’attrattiva di una fede che si fa opera, iniziativa, creatività al servizio del bene”.
Roma “è un organismo delicato, che necessita di cura umile e assidua e di coraggio creativo per mantenersi ordinata e vivibile, perché tanto splendore non si degradi, ma al cumulo delle glorie passate si possa aggiungere il contributo delle nuove generazioni, il loro specifico genio, le loro iniziative, i loro buoni progetti”.
Questo il ritratto della Capitale, e delle sfide difficili che è chiamata ad accogliere, stilato dal Papa, nel suo discorso al cospetto della sindaca Virginia Raggi.
“Roma è divenuta meta e simbolo per tutti coloro che, riconoscendola come capitale d’Italia e centro del cattolicesimo, si sono incamminati verso di essa per ammirarne i monumenti e le tracce del passato, per venerare le memorie dei martiri, per celebrare le principali feste dell’anno liturgico e per i grandi pellegrinaggi giubilari, ma anche per prestare la loro opera al servizio delle istituzioni della azione italiana o della Santa Sede”, ha detto Francesco ripercorrendo la storia bimillenaria di cui le vestigia del colle dove fu fondata sono le prime testimoni. Roma, secondo Bergoglio, “obbliga il potere temporale e quello spirituale a dialogare costantemente, a collaborare stabilmente nel reciproco rispetto; e richiede anche di essere creativi, tanto nella tessitura quotidiana di buone relazioni, come nell’affrontare i numerosi problemi, che la gestione di un’eredità così immensa porta necessariamente con sé”.
In questa ottica, per Francesco, “ben si spiega che l’Accordo di Revisione del Concordato tra Italia e Santa Sede – di cui quest’anno si celebra il 35° anniversario – affermi che la Repubblica Italiana riconosce il particolare significato che Roma, sede vescovile del Sommo Pontefice, ha per la cattolicità”. “Questa peculiare identità storica, culturale e istituzionale di Roma postula che l’Amministrazione capitolina sia posta in grado di governare questa complessa realtà con strumenti normativi appropriati e una congrua dotazione di risorse”, l’appello del Papa: “Ancora più decisivo, però, è che Roma si mantenga all’altezza dei suoi compiti e della sua storia, che sappia anche nelle mutate circostanze odierne essere faro di civiltà e maestra di accoglienza, che non perda la saggezza che si manifesta nella capacità di integrare e far sentire ciascuno partecipe a pieno titolo di un destino comune”. Infine, la menzione del Convegno “sui mali di Roma” – dal titolo “Le responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di carità e di giustizia nella diocesi di Roma” – svoltosi 45 anni fa: “Esso si impegnò a tradurre in pratica le indicazioni del Concilio Vaticano II e consentì di affrontare con maggiore consapevolezza le reali condizioni delle periferie urbane, dove erano giunte masse di immigrati provenienti da altre parti d’Italia”, ha ricordato Francesco. “Oggi quelle e altre periferie hanno visto l’arrivo, da tanti Paesi, di numerosi migranti fuggiti dalle guerre e dalla miseria, i quali cercano di ricostruire la loro esistenza in condizioni di sicurezza e di vita dignitosa”, il riferimento all’attualità, dal quale nasce un preciso impegno: “Roma, città ospitale, è chiamata ad affrontare questa sfida epocale nel solco della sua nobile storia; ad adoperare le sue energie per accogliere e integrare, per trasformare tensioni e problemi in opportunità di incontro e di crescita”. “Roma, fecondata dal sangue dei martiri, sappia trarre dalla sua cultura, plasmata dalla fede in Cristo, le risorse di creatività e di carità necessarie per superare le paure che rischiano di bloccare le iniziative e i percorsi possibili”, l’appello del Papa: “Questi potrebbero far fiorire la città, affratellare e creare occasioni di sviluppo, tanto civico e culturale, quanto economico e sociale”. “Roma città dei ponti, mai dei muri!”, ha aggiunto a braccio.