S. Jenaro Sànchez Delgadillo
La Chiesa il 17 gennaio ricorda san Jenaro Sánchez Delgadillo un prete messicano che fu giustiziato dai militari durante la guerra “Cristero” in quel paese.
È stato canonizzato da Giovanni Paolo II il 21 maggio 2000 insieme a 24 compagni martiri della persecuzione messicana.
Nacque a Zapopan, nell’Arcidiocesi di Guadalajara, il 19 settembre 1876. I suoi genitori erano Christopher Sanchez e Julia Delgadillo, cristiani umili e partecipi, che godevano di grande stima. Divenuto sacerdote fu vicario di Tamazulita, nella parrocchia di Tecolotlán.
Era noto per la sua obbedienza, la sua rettitudine, il suo fervore, la sua eloquenza nella predicazione e quando chiedeva una buona preparazione per poter ricevere i sacramenti la gente lo ascoltava con rispetto.
Prima dell’inizio della persecuzione dei sacerdoti da parte del governo di Calles, padre Jenaro aveva percepito nel profondo del suo cuore che non sarebbe stato facile per lui portare avanti il suo ministero e pianse quando si rese conto che le sue sensazioni erano reali e fu dato l’ordine di chiudere le chiese.
Fu imprigionato per aver letto nella chiesa parrocchiale di Zacoalco a Jalisco, la lettera inviatagli dal vescovo. Si trattava di una lettera di protesta contro la persecuzione che era stata avviata verso la Chiesa e i suoi ministri.
Con la sospensione del culto pubblico il santo dovette esercitare il suo ministero sacerdotale in gran segreto.
In diverse occasioni, disse ad alcuni dei suoi fedeli: “In questa persecuzione moriranno tanti sacerdoti e forse io sarò uno dei primi”.
Il 17 gennaio 1927 Padre Jenaro si allontanò con un gruppo di vicini di casa.
Tornando al ranch, il padre e i suoi compagni si resero conto che i soldati li stavano cercando. Non riuscirono a sfuggire all’arresto, ma mentre i suoi compagni furono rilasciati, il sacerdote fu portato a Tecolotlán.
Il capo dei soldati ordinò che gli si mettesse una corda intorno al collo. Padre Jenaro posto di fronte al plotone, con eroica serenità proferì le seguenti parole: “Paesani, mi impiccheranno; io li perdono, che anche mio Padre Iddio li perdoni e che sempre viva Cristo Re!”. I carnefici tirarono la corda così forte che la testa del martire battè violentemente su un ramo dell’albero.
Dopo poco morì nella notte del 17 gennaio 1927. L’astio dei soldati continuò e tornati all’alba calarono il cadavere, gli spararono sulla spalla sinistra e pugnalarono con la baionetta il corpo inerte del martire di Cristo. La notizia si sparse per tutta la zona e in massa raggiunsero Tecolotlán. Le autorità, temendo una reazione violenta della folla, ne ordinarono la sepoltura immediata.
Daniela Catalano