Salvataggio del Cit: un’impresa quasi impossibile

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L’ultima ipotesi propone di scorporare il trasporto urbano da quello fuori città

NOVI LIGURE – È sempre più nebuloso il futuro del Cit, il Consorzio Intercomunale Trasporti che vede il fallimento più vicino ogni giorno che passa. Un esito che, attualmente, appare molto probabile e che porterebbe a inevitabili conseguenze sul trasporto pubblico all’interno del territorio novese oltre che a ricadute occupazionali critiche sui circa 40 dipendenti che da oltre un anno, tra scioperi e presidi, chiedono tutele e sicurezza.

L’ultima idea per il salvataggio dell’azienda, emersa nei giorni scorsi, riguarda un ipotetico scorporamento della parte urbana da quella extraurbana, con quest’ultima che al momento rappresenta la parte in perdita più rilevante della società. Una pista che appare però poco percorribile.

Quale ruolo avrebbero gli altri comuni soci esterni a Novi in un sodalizio che garantirebbe allora un servizio solo su suolo cittadino?

Una considerazione alla quale si aggiunge già una mancanza di interesse da parte di Gavi e Serravalle Scrivia e non solo nel salvare il consorzio. Un percorso che, più che in salita, appare come una arrampicata su una parete verticale.

Un mese fa, il ragioniere capo del Comune di Novi, Roberto Moro, il segretario comunale, Pier Giorgio Cabella e i revisori dei conti avevano bocciato la delibera proposta dall’assessore al Bilancio Maurizio Delfino che contemplava una ricapitalizzazione dell’azienda e un successivo passaggio da una forma pubblica a una pubblico-privata. Una decisione che ha quindi suggerito di fatto all’amministrazione di non portare il provvedimento in consiglio comunale non perché il regolamento non lo consentisse ma perché a quel punto sarebbe stato troppo rischioso andare al voto sul tema per gli stessi consiglieri. Il piano industriale approvato a ottobre 2020 prevedeva di portare il Cit alla sopravvivenza fino all’intervento di un privato, ipotesi da sempre caldeggiata dall’attuale giunta. Va ricordato anche che, in base al testo della legge Madia, norma attualmente in vigore in materia di partecipate, il salvataggio delle società pubbliche è consentito ma con la prospettiva di raggiungere un equilibrio economico-finanziario entro 3 anni.

Luca Lovelli

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