San Bassiano
Il 19 gennaio ricorre la festa di San Bassiano vescovo, patrono principale di Lodi, Bassano del Grappa, Pizzighettone e San Bassano in provincia di Cremona. Le notizie che abbiamo su questo santo ci arrivano dalla sua iscrizione sepolcrale che recita: “Governò la sua Chiesa per 35 anni e 20 giorni. A 90 anni di età, lasciando alla terra il suo corpo nella gioia salì al cielo quando erano consoli gli augusti Onorio per l’ottava volta e Teodosio per la terza” e dalla “Vita Sancti Bassiani” del vescovo di Lodi Andrea (risalente a un periodo tra il 971 e il 1002).
Secondo questa “Vita”, Bassiano, nacque a Siracusa verso il 320 da Sergio, prefetto della città e fu mandato a Roma per gli studi, dove si convertì alla religione cristiana grazie a un sacerdote di nome Giordano che lo battezzò. Richiamato in patria dal padre che lo voleva far apostatare, si rifugiò a Ravenna, dove fu ordinato sacerdote. Dal 374 al 409 fu vescovo di Laus Pompeia (l’attuale Lodi Vecchio) ed è ricordato come primo vescovo di quella città, che registrava già da tempo la presenza di una fiorente comunità cristiana, come dimostra la circostanza che le autorità imperiali, ai tempi delle persecuzioni di Diocleziano e Massimiano, decisero di decapitare i martiri Felice, Nabore e Vittore, legionari africani, proprio fuori Lodi Vecchio, il 12 luglio 303, allo scopo di terrorizzare la numerosa collettività cristiana. La scelta di consacrarlo vescovo fu probabilmente frutto della resistenza cattolica ad Aussenzio, vescovo ariano di Milano, condannato come eretico nel secondo Concilio Romano del 372.
Nel 387, il santo fece edificare fuori dalle mura una chiesa dedicata ai Dodici Santi Apostoli, che fu consacrata nel 380 da Sant’Ambrogio e dal suo coadiutore san Felice protovescovo di Como. L’edificio, che più tardi prese il suo nome, sopravvisse alla distruzione della città ad opera dei milanesi nel 1158 al tempo delle guerre contro il Barbarossa.
Bassiano partecipò nel 381 al concilio di Aquileia e, probabilmente, nel 390 a quello di Milano, nel quale fu condannato Gioviniano.
La sua firma si trova insieme a quella di S. Ambrogio nella lettera inviata al papa Siricio. Nel 397 assistette alla morte di Sant’Ambrogio, del quale era amico e con il quale si batté strenuamente per difendere i fedeli dall’eresia ariana. Morì a Lodi l’8 febbraio dell’anno 409.
La leggenda narra che da quando varcò la porta della città di Lodi accaddero numerosi fatti miracolosi.
Guarì istantaneamente tutte le persone affette dalla lebbra, assicurando alla folla che mai nessuno si sarebbe più ammalato. E così accadde. Nel 1158, quando i milanesi distrussero Lodi, le sue reliquie furono traslate a Milano, dove rimasero fino al 1163. Fu Barbarossa a riportarle a Lodi che nel frattempo era stata ricostruita.
Le reliquie sono tuttora custodite nella cripta della cattedrale lodigiana.
Daniela Catalano