San Carlo Borromeo
La Chiesa il 4 novembre ricorda San Carlo Borromeo.
Nacque nel 1538 ad Arona, dove la famiglia, di origine toscana, possedeva la Rocca dei Borromeo. Essendo il secondogenito, fu avviato giovanissimo alla vita ecclesiastica. Nel 1559 si laureò a Pavia. Nello stesso anno il fratello della madre, Giovan Angelo Medici, venne eletto papa col nome di Pio IV e invitò a Roma Carlo e il fratello primogenito Federico; nominò quindi Carlo cardinale e suo segretario, a soli 22 anni. Nel 1562 Federico morì improvvisamente e Carlo vide nell’evento un segno divino che lo spinse ad impegnarsi a fondo nelle opere religiose. Ordinato sacerdote nel 1563 e subito dopo consacrato vescovo, a 25 anni, partecipò alle ultime fasi del Concilio di Trento diventando uno dei maggiori promotori della controriforma. Amante dello studio, fondò a Roma un’Accademia, secondo l’uso del tempo, detta delle “Notti Vaticane”. Inviato al Concilio di Trento vi fu, secondo la relazione di un ambasciatore, “più esecutore di ordini che consigliere”. Si rivelò anche un lavoratore formidabile, un vero forzato della penna e della carta. Nel 1565 lasciata la corte pontificia, prese possesso della diocesi di Milano, nella quale da circa 80 anni mancava un vescovo residente e nella quale si era radicata una situazione di degrado con prelati dediti alle mondanità e preti non preparati. Si spese per il rafforzamento della moralità e della preparazione del clero, della riorganizzazione delle attività pastorali e caritative e della promozione di nuove iniziative. Rinunciando a rendite e benefici e vendendo beni propri finanziò la costituzione di nuove iniziative pastorali e assistenziali, in controtendenza rispetto alle abitudini correnti della maggior parte dell’alto clero. Negli anni del suo episcopato, dal 1565 al 1584, si dedicò alla diocesi milanese costruendo nuove chiese, scuole e collegi, si impegnò nelle visite pastorali, curò la stesura di norme importanti per il rinnovamento dei costumi ecclesiastici. Carlo fu uno dei principali artefici della Riforma cattolica: riorganizzò la Chiesa, fondò il seminario per la preparazione del clero, si dedicò al sostegno dei bisognosi e favorì la nascita di confraternite per l’assistenza dei poveri e per l’edificazione dei fedeli.
La sua attiva misericordia si dimostrò in particolare durante la peste di Milano del 1576, che rimase nella memoria come la “peste di San Carlo”. Condusse una vita altamente austera, e promosse varie pratiche devote.
Un frate scontento della sua opera gli sparò un’archibugiata, ma senza ferirlo.
Bruciato dalla febbre, continuò le sue visite pastorali, senza mangiare, senza dormire, pregando e insegnando. Fino all’ultimo, continuò a seguire personalmente tutte le sue fondazioni, contrassegnate dal suo motto, formato da una sola parola: Humilitas.
Il 3 novembre dei 1584, dopo una visita al Sacro Monte di Varallo, morì a soli 46 anni. Fu canonizzato il 1 novembre del 1610.
Daniela Catalano