San Ciriaco da Buonvicino

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Nello stesso giorno in cui si festeggia san Gennaro, il 19 settembre, la Chiesa ricorda anche san Ciriaco abate, patrono di Buonvicino, un paese in provincia di Cosenza, nella diocesi di San Marco Argentano.

Il santo nacque nella seconda metà del secolo X, a Tripidone, che insieme a Salvato e Trigiano, arroccati sui monti, diedero origine all’attuale comune calabrese. All’età di 20 anni divenne discepolo di san Nilo da Rossano. Scrisse in greco il Lezionario biblico, datato 2 giugno 991, conservato nell’archivio della Biblioteca Vaticana e seguì il maestro a Serperi e poi a Roma. Stabilì la sua dimora a Grottaferrata nel Tuscolano. In seguito tornò in Calabria. Visse da anacoreta nelle grotte della “Laura” prima e poi da cenobita nel monastero greco di Santa Maria dei Padri, nel Mercurito, che governò a lungo da abate.

Fu “ieromonaco” cioè monaco sacerdote ed esorcista. Si distinse per la cultura e vari carismi, in modo particolare per i miracoli e le guarigioni. Alternò la vita del cenobio con quella eremitica, ritagliandosi del tempo per l’ascesi nella grotta di Venicelle, ai piedi del monte Romano, presso il fiume Corvino. La fama delle sue virtù taumaturgiche si diffuse rapidamente. Nel 1037 fu invitato a Costantinopoli dal viceré, il catapano di Puglia, e guarì anche l’imperatore Michele Paflagonio.

A guarigione avvenuta, Ciriaco, con un apposito “Privilegio” a favore del monastero, ottenne il territorio che corrispondeva all’attuale Buonvicino. Morì il 19 settembre di un anno non precisato, dopo il 1042 perché in quell’anno partecipò a una sentenza in un monastero basiliano presso il Mercure-Lao.

Fu sepolto nella chiesetta abbaziale del monastero di S. Maria dei Padri, denominato in seguito monastero di san Ciriaco, nella zona del Mercurito, in contrada Scala, dove rimase per circa 600 anni. Dopo la sua morte, l’opera benefica dei Basiliani si manifestò in ogni campo per cui nella II metà del 1300 gli abitanti di Tripidone e Salvato di origine greca e di Trigiano di origine romana, decisero di unirsi e di trasferirsi nei pressi del monastero, dando origine all’attuale Buonvicino. Nel 1686 il corpo del santo giaceva ancora nella chiesa dell’abbazia. Solo nella metà del 1700, si pensò di trasferire la statua e le poche reliquie nella nuova chiesa sorta nel centro abitato. Il culto del santo è vivo non solo nel paese e nei dintorni, ma in tutta la Calabria e “i figli di Buonvicino emigrati” lo hanno portato in tutta Europa e anche fuori dal vecchio continente.

Daniela Catalano

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