San Lorenzo Ruiz e compagni
Il 28 settembre la Chiesa fa memoria di San Lorenzo Ruiz, martire filippino che fa parte di un gruppo di sedici persone uccise tra il 1633 e il 1637 nella città di Nagasaki in Giappone. Nel gruppo, con lui c’erano nove sacerdoti domenicani, tre Fratelli religiosi domenicani, due Terziarie domenicane e due laici fra cui Ruiz. Tutti contribuirono a diffondere la fede di Cristo nelle Isole Filippine, a Formosa e nell’arcipelago giapponese.
Giovanni Paolo II ha beatificato questi martiri il 18 febbraio 1981 a Manila nelle Filippine e li ha canonizzati il 18 ottobre 1987. Già prima di loro altri 205 martiri che donarono la loro vita, sempre a Nagasaki-Omura, negli anni 1617-32.
Lorenzo e i suoi compagni furono vittime della persecuzione scatenata il 28 febbraio 1633, dallo “shogun” (supremo capo militare della nazione), Tokagawa Yemitsu che con il suo Editto colpiva gli stranieri che “predicano la legge cristiana e i complici in questa perversità, che devono essere detenuti nel carcere di Omura”.
I sedici missionari che avevano diffuso la fede cristiana, appartenevano alla Provincia Domenicana del Santo Rosario, allora detta delle Filippine, la cui fondazione risaliva alle Missioni in Cina del 1587. Furono catturati a gruppi o singolarmente e rinchiusi nel carcere di Nagasaki e in vari tempi ricevettero il martirio. Dal 1633 era stata introdotta una nuova tecnica crudele di supplizio che si chiamava “anatsurushi”, cioè della forca e della fossa: si sospendeva il condannato ad una trave di legno con il corpo e il capo all’ingiù, e rinchiuso in una buca sottostante fino alla cintola, riempita di rifiuti; lasciandolo agonizzare e soffocare man mano per giorni.
In tali condizioni il condannato poteva durare da uno a più giorni, secondo le capacità di resistenza fisica.
A volte veniva estratto dalla fossa e dalla forca per essere istigato a rinnegare la fede cristiana e rimesso in caso di perseveranza. Sopraggiunta la morte, il cadavere era subito bruciato e le ceneri gettate in mare nel porto di Nagasaki. Dall’anno successivo poi i cristiani prima di subire questo martirio, venivano sottoposti pure ad altri atroci tormenti come l’acqua fatta ingurgitare in abbondanza e poi espulsa con violenza e poi con la trafittura di punte acuminate tra le unghie ed i polpastrelli delle mani. I sedici martiri erano di varie nazionalità: 1 filippino, 9 giapponesi, 4 spagnoli, 1 francese, 1 italiano. Nel 1633 furono uccisi padre Domenico Ibáñez de Equicia, nato nel 1589 a Régil (Guipuzcoa) in Spagna e il catechista fratello cooperatore giapponese Francesco Shoyemon, ambedue morti il 14 agosto. Il 17 agosto furono uccisi padre Giacomo Kyushei Gorobioye Tomonaga, giapponese e Michele Kurabioye, catechista cooperatore giapponese.
Il 19 ottobre morirono padre Luca Alonso Gorda, spagnolo nato nel 1594 a Carracedo (Zamora) e Matteo Kohioye, fratello cooperatore catechista giapponese, nato ad Arima nel 1615. Nel 1634 furono uccise le due Terziarie Domenicane, l’11 novembre Marina di Omura giapponese, ospite dei missionari, bruciata viva a fuoco lento e Maddalena di Naga-saki giapponese, nata nel 1610 (già Terziaria Agostiniana) morta il 15 ottobre. Il 17 novembre perirono padre Giordano Giacinto Ansalone, nato nel 1589 in Sicilia, padre Tommaso Hioji Rokuzayemon Nishi giapponese e padre Guglielmo Courtet, francese. Nel 1637 furono martirizzati padre Antonio Gonzá-lez spagnolo, padre Michele de Aozaraza, nato nel 1598 in Spagna e padre Vincenzo Shiwozuka giapponese, morti il 28 settembre; con loro c’erano anche i due laici Lorenzo Ruiz di Manila, padre di famiglia e sacrestano dei Domenicani e Lazzaro di Kyoto, giapponese. Sul martirio del gruppo si tennero negli anni 1637 e 1638 due processi diocesani, i cui Atti resero possibile la ripresa della Causa presso la Santa Sede.
Lorenzo Ruiz è il protomartire delle Filippine.
Daniela Catalano