San Luigi Orione e il culto di san Marziano
Due vite gloriose che si intrecciano e che illuminano la storia della Chiesa che è in Tortona
di don Maurizio Ceriani
Il 9 marzo 1940 don Luigi Orione arriva a Sanremo alla Villa Santa Clotilde, dove morirà tre giorni dopo, la sera del 12 marzo. Lo fa in spirito di obbedienza a don Carlo Sterpi, suo successore alla guida della Piccola Opera della Divina Provvidenza, anche se più volte aveva ripetuto di non voler morire «tra le palme ma tra i poveri». Nonostante la salute ormai compromessa, il 6 marzo precedente, dopo aver celebrato la Messa al Paterno, va in duomo a pregare sull’urna di san Marziano. Il giorno 8 marzo si reca a salutare il vescovo, il successore di san Marziano, salendo ancora una volta le scale dell’episcopio, testimoni di tanti affetti e progetti della sua vita.
San Marziano è uno degli affetti più profondi di don Orione e lo accompagna negli ultimi giorni della sua vita, come lo aveva accompagnato nei primissimi esordi della sua Opera, quando il giovane chierico Orione, allora custode della cattedrale, dormiva a pochi metri dall’urna del Patrono, nelle camerette del voltone.
La Piccola opera è figlia della Chiesa tortonese
Nella mente e nel cuore di don Orione, la sua Piccola Opera era e sarà sempre figlia della Chiesa tortonese e quindi legata al suo santo Patrono; come egli stesso ricorda, san Marziano ne accolse e custodì i primi germogli: “Ricordo che quando avevo appena incominciato a raccogliere i primi ragazzi dell’Oratorio veniva il Padre dei Perosi ad insegnare musica e tra l’altro insegnò a cantare un mottetto da lui musicato: dove c’era questa invocazione al Santo Protomartire della Diocesi: O San Marziano non abbandonare i tuoi figli… Filios tuos, Marciane ne deseras”.
La stessa invocazione compare nella bella vetrata del santuario tortonese della Madonna della Guardia che rappresenta il primo vescovo di Tortona. Don Orione stesso accoglie quella vetrata come gradita sorpresa di don Sterpi, al rientro dal suo ultimo viaggio in sud America, il 24 agosto del 1937, e così la descrive: V’è nel nostro Santuario una vetrata dedicata a San Marziano, riproduce un’immagine pubblicata per il centenario del Santo; e sotto ho letto queste parole: Filios tuos, Marciane, ne deseras!”. Oggi quella vetrata è riprodotta nel francobollo commemorativo con cui le Poste Vaticane hanno voluto onorare i 1900 anni dal martirio del nostro Patrono.
Un ulteriore segno di questo profondo affetto spirituale che legava don Orione a san Marziano sta nella sua volontà di includere i nomi di san Marziano e di sant’Innocenzo nella formula di Professione religiosa dei suoi figli.
Anche nel dramma del terremoto della Marsica, dove subito era accorso a portare soccorso alle martoriate popolazioni, don Orione non dimentica il suo santo. Così scrive il 15 marzo 1915: “Il 6 marzo abbiamo celebrato tra queste macerie la festa di S. Marziano con molta commozione. Oh quante volte in quel giorno io sono venuto con tutta l’anima intensamente piena di ricordi nel nostro Duomo, e ai piedi del nostro Santo! Ah io sono tortonese, e voglio essere figlio di San Marziano da per tutto!”.
Don Orione promotore del culto di san Marziano
Don Orione ebbe a cuore il culto di san Marziano e desiderava che si diffondesse tra i fedeli della diocesi e anche oltre i suoi confini, come era stato un tempo. Così si rivolgeva al vescovo Simon Pietro Grassi, chiedendo l’indulgenza per i pellegrini che portava a venerare l’urna del santo: “pregando secondo le intenzioni del S. Padre e di vostra Eccellenza Rev.ma davanti al corpo benedetto di S. Marziano: sarà anche un rendere più popolare il culto del primo Vescovo Martire della Diocesi Tortonese”. Soffre per l’assenza di una chiesa in Tortona dedicata al primo vescovo e coltiva il desiderio di erigere al suo culto almeno una cappelletta sul castello: “È da qualche tempo che penso di far fabbricare e di lavorare perché sulle ruine del nostro castello di Tortona s’innalzi una cappelletta dedicata a S. Marziano, al quale non esiste in Tortona nessuna chiesa, e vorrei che sotto ci fosse uno scurolo dove collocarvi la Madonna Mora, che è in Duomo, e che prima anticamente era già sul castello sotto la Cattedrale”.
Alla fine, riuscirà a ottenere dal barone Garofoli l’edificazione di una cappella sul luogo in cui la tradizione tortonese conservava la memoria del martirio del santo: “Il sito dove fu martirizzato il Santo è al presente proprietà del Barone Garofoli, e mi glorio, si così, mi letifico nel Signore, di aver cooperato, anzi di aver quasi obbligato quella famiglia, che è una delle prime famiglie di Tortona, a costruirvi una Cappella, ove spero tra non molto celebrare la Santa Messa”.
Inoltre potrebbe essere proprio grazie all’interessamento di don Orione se la comunità tortonese ancora oggi può venerare un’importante reliquia di san Marziano, cioè il masso su cui venne decapitato, attualmente collocato sotto l’altare della cappella: “La casa dei Baroni Cavalchini Garofoli conserva nel proprio palazzo la pietra su cui sarebbe stato decollato e martirizzato San Marziano; là ha eretto una Cappella, non sono molti anni, e un altare su cui oggi si celebra la Santa Messa. E sotto l’altare c’è la pietra su cui il Santo ha immolato la propria vita, olocausto vivo di fede a Cristo”.