San Luigi Versiglia è «dono prezioso»
Domenica scorsa la festa per il martire di Oliva Gessi
TORTONA – In un bel pomeriggio di sole, domenica 28 febbraio, alle ore 16, la cattedrale ha ospitato l’annuale festa di san Luigi Versiglia, vescovo salesiano, martire, nato ad Oliva Gessi nel 1873 e ucciso in Cina nel 1930 insieme al giovane confratello san Callisto Caravario, entrambi canonizzati da san Giovanni Paolo II nel 2000.
Il vescovo ha presieduto la solenne concelebrazione alla quale hanno preso parte il direttore dell’Ufficio Missionario don Stefano Calissano, il parroco di Oliva Gessi don Luca Ghiacci, don Paolo Verri e il diacono Ernesto Stramesi.
I canti sono stati eseguiti dal coro polifonico “Santo Stefano” di Casella Ligure, diretto da Luca Dellacasa e il servizio dell’altare è stato curato dai ministranti della cattedrale guidati dal parroco don Claudio Baldi.
Erano presenti il sindaco di Tortona, Federico Chiodi, il presidente del Consiglio comunale Giovanni Ferrari Cuniolo, una delegazione di abitanti di Oliva con il sindaco e alcune Figlie di Maria Ausiliatrice, in rappresentanza della famiglia salesiana.
La celebrazione è stata trasmessa in streaming sui canali social diocesani, permettendo così a numerosi fedeli, impossibilitati a partecipare a causa delle restrizioni anti Covid, di seguire la funzione, an-che se a distanza.
Mons. Viola nell’omelia ha ricordato l’importanza del dono prezioso che il Signore ha dato alla Chiesa tortonese nella persona di san Luigi, la sua disponibilità all’ascolto della Parola e al conformarsi ad essa, sino ad offrire la vita per farsi simile al Signore.
Ricordando l’ultimo viaggio di san Luigi, ha detto: «Da pastore, da padre, il santo ha sentito di dover andare a visitare quella comunità di cristiani nonostante il pericolo, la guerra civile. E lì, lungo il fiu-me, il Signore lo attendeva per fargli conoscere la sua gloria, che si nasconde anche dentro la tenebra fitta della violenza e dell’odio.
In quel luogo il santo vive la sua consegna, che lo rende più simile a Cristo il quale ha offerto la sua vita per noi, in un amore che sorprende addirittura i suoi carnefici.
Ti accorgi che in questo fatto i vinti sono proprio i violenti, sconfitti da un amore più grande, da una sapienza nuova e che dentro l’orrore di un’uccisione a sangue freddo di uomini innocenti, vi è la gloria di Dio, la trasfigurazione.
Da questo atteggiamento di ascolto obbediente c’è da imparare il desiderio di portare al mondo la luce del vangelo, unica parola che può trasformare il cuore dell’uomo, e la docilità, la forza e la bellezza di questo amore più forte della morte».
Andrea Defilippi