San Marziano si è messo “in viaggio” per incontrare la nostra gente

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Don Maurizio Ceriani, coordinatore delle celebrazioni giubilari per il Patrono della Diocesi, ripercorre un anno di eventi, dalla Peregrinatio della statua del santo agli appuntamenti culturali; un anno di conversioni, ripresa di fervore, nuova attenzione alla vita cristiana

Il 7 marzo 2022 il vescovo Mons. Guido Marini apriva solennemente l’anno giubilare in onore di San Marziano nel 1900° anniversario del suo martirio. Che bilancio possiamo trarre a poche ore dalla chiusura di questo anno?

«Certamente è stato un anno di grazia, celebrato degnamente nel solco della tradizione tortonese che ha sempre solennizzato gli anniversari delle due date legate alla predicazione di San Marziano: il 75, anno del suo arrivo a Dertona Julia, e il 122, anno del suo martirio. Le iniziative si sono moltiplicate a vari livelli, da quello celebrativo- liturgico a quello culturale. Tutte hanno contribuito a far riscoprire e amare la figura del nostro Patrono, a cui ci sentiamo immensamente grati per il dono della fede. Abbiamo iniziato le celebrazioni giubilari quasi in sordina, a motivo dell’emergenza pandemica e delle restrizioni ancora in atto nel marzo scorso, ma di mese in mese il desiderio di celebrare bene questo anniversario si è affermato sempre di più, come anche la partecipazione alle diverse iniziative messe in calendario. Non dobbiamo dimenticare le motivazioni profonde di questi anniversari che interessano la Chiesa. Non si tratta soltanto di commemorazioni di eventi passati, lontani o vicini nel tempo, ma di “immersioni” nelle dinamiche del mistero dell’Incarnazione, che guida la comprensione della storia per il credente. Il Verbo si è fatto carne e ha voluto abitare la storia, cosicché essa da semplice cronologia è diventata spazio della salvezza, unica dimensione in cui l’uomo può incontrare Cristo e accedere alla salvezza. Nella storia lo Spirito guida noi tutti a essere uno per l’altro strumenti e mediazioni dell’incontro con Cristo. Guardando alla docilità di Marziano, al soffio dello Spirito, alla sua generosità missionaria, alla sua fedeltà incrollabile fino al martirio, comprendiamo e viviamo sempre più questa dimensione della nostra vita, a volte incompresa o dimenticata ».

Il centro delle celebrazioni è stata la Peregrinatio dell’effigie del santo nei vicariati della diocesi. Che frutti ha prodotto questo “viaggio” di San Marziano tra la nostra gente?

«I frutti più importanti li vede il Signore e sono chiusi nel segreto dell’intimità di ciascuno. Siamo sicuri che non siano mancati e che siano gli stessi della predicazione di San Marziano 1900 anni fa: conversioni, incontri gioiosi con Cristo, ripresa di fervore, nuova attenzione alla vita cristiana. Pensiamo solo al dono dell’indulgenza plenaria che ha accompagnato la Peregrinatio, luogo per luogo, un vero e proprio giubileo locale. Il sangue dei Martiri, unito a quello di Cristo Agnello immolato sulla Croce, non perde la sua efficacia col passare del tempo, ma sempre feconda la Chiesa. La Peregrinatio è stata un modo per riscoprire la fecondità del sangue sparso da San Marziano agli albori della nostra Chiesa. La scelta di questa modalità, cioè di far pellegrinare un immagine del patrono per le parrocchie della diocesi, è legata alla popolarità di questa forma devozionale che sempre riscontra successo tra i nostri fedeli. Anche il bilancio di questa iniziativa, per la parte che vediamo noi uomini, è da considerarsi positiva. L’accoglienza nelle parrocchie è stata gioiosa e certamente ha contribuito sia a far crescere la conoscenza della figura di San Marziano tra le gente sia a risvegliarne la devozione. Ho potuto seguire personalmente, nel ruolo di coordinatore dell’iniziativa, parecchi momenti della Peregrinatio in diversi vicariati della diocesi e mi ha sorpreso il desiderio di conoscere la figura di San Marziano da parte della nostra gente. Quando sono stato invitato per serate di approfondimento, dopo la mia esposizione c’era sempre una serie nutrita di domande e spesso l’orologio correva. Ovviamente, come ogni iniziativa, anche la Peregrinatio ha avuto i suoi alti e i suoi bassi: luoghi in cui è stata valorizzata di più o di meno, a seconda delle sensibilità di ciascuno.

La statua che ha pellegrinato per le parrocchie della diocesi è stata realizzata da un artigiano di Valencia in Spagna; è in pasta di legno con gli occhi di cristallo, ben rifinita e di pregio artistico. Nelle prossime settimane sarà collocata nella cappella del seminario diocesano, che fu consacrata il 20 ottobre 1904, cioè nel giorno in cui, per diversi secoli, la liturgia tortonese celebrava il giorno della “Inventio”, ovvero del ritrovamento del corpo di San Marziano ad opera del suo successore Sant’Innocenzo».

Non vanno poi dimenticate le molte iniziative culturali, a iniziare dalla mostra allestita presso il Museo diocesano…

«Anche la dimensione culturale è importante perché sempre la fede si fa cultura; ricordiamo il magistero di Giovanni Paolo II al proposito: “Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”. Proprio in questa linea l’anno giubilare ha messo in calendario diverse iniziative culturali, tra cui la più importante è stata quella della mostra sull’iconografia di San Marziano, organizzata dal nostro Ufficio Beni Culturali presso il Museo Diocesano. L’affluenza di visitatori, soprattutto giovani, scolaresche, gruppi di catechesi e dei diversi grest estivi, è stata significativa. I pezzi in esposizione, raccolti in tutto il nord ovest d’Italia, hanno testimoniato la diffusione del culto di San Marziano ben oltre i confini diocesani. È stata una mostra inedita per diversi aspetti, ben curata dallo staff del nostro Ufficio Beni Culturali che ringrazio per la generosa disponibilità dimostrata nel promuovere e sostenere le iniziative dell’anno giubilare. A questa va unita l’esposizione, a cura del polo museale del Comune di Tortona, di diversi reperti paleocristiani presso il Museo Archeologico della città. Anche in questo caso si è trattato di reperti unici, alcuni inediti, che testimoniano la portata della prima comunità cristiana tortonese. La collaborazione con la città di Tortona e i suoi organismi è sempre alta e fruttuosa».

Sono emerse novità dal punto di vista storico sulla figura del santo?

«Non direttamente. Il grande passo in avanti nello studio e nella contestualizzazione della figura di San Marziano, come pure nell’analisi dei testi marzianei, risale a dieci anni fa, nel 2013 quando ci fu la celebrazione dei 1700 anni dall’editto di Costantino. In quell’occasione, mettendo a fuoco la comunità paleocristiana tortonese, si comprese anche la portata storica delle due figure di riferimento, San Marziano e Sant’Innocenzo. Si superò finalmente il pantano di inizio Novecento, quando i pregiudizi ideologici dello storicismo mettevano in discussione la storicità del nostro Patrono. Oggi una lettura più serena delle fonti, insieme alla scoperta di inediti presso alcune abbazie svizzere, ha rimesso in moto la ricerca storica con ben diversi esiti. Siamo infinitamente grati agli studi decennali del prof. Paolo Tomea della Cattolica di Milano, che ha puntualizzato l’antichità e l’attendibilità degli Acta tortonesi che raccontano di Marziano e Innocenzo. Non mi dilungo perché il nostro giornale ha dato ampio spazio a quest’argomento. Solo mi rammarico che, a volte da parte di alcuni storici anche locali, invece di approfondire gli studi recenti, si vada ancora a pescare nella sterile polemica di inizio Novecento».

Possiamo dire che dopo questo anno San Marziano ci è un po’ più famigliare?

«Senz’altro! Più conosciuto e più amato, come era il desiderio di quest’anno. Al proposito voglio ringraziare la Commissione che ha seguito e sostenuto le diverse iniziative dell’anno giubilare, come pure il nostro settimanale e la nostra radio per gli spazi sempre messi a disposizione».

Che cosa ha da dire alla Chiesa di oggi, alla Chiesa di Tortona, il nostro Patrono, in una fase di profondo cambiamento?

«Il nostro Patrono ha sempre da dire alla nostra Chiesa quello che disse venti secoli fa, cioè Gesù Cristo, quindi ha da dire tutto! Lo sta dicendo attraverso il suo 108° successore mons. Marini; San Marziano e il vescovo Guido – e in mezzo altri 107 vescovi in venti secoli – dicono l’unica parola possibile che è sempre nuova, inedita e salvifica: “Nulla è meglio di Gesù Cristo!”. Cambiano le realtà storiche, sociali, economiche e politiche; cambiano anche doverosamente le modalità con cui la Chiesa si pone nel mondo contemporaneo, cambiano i modi dell’annuncio ma non il suo contenuto. Questo anno giubilare, ridandoci la consapevolezza che siamo tutti figli e figlie di quella predicazione apostolica e di quel sangue, è stata un’occasione per crescere nella comunione ecclesiale e per rafforzarci nella speranza. Spesso capita di spaventarci davanti alle sfide del presente, ma se pensiamo a cosa la nostra Chiesa ha dovuto affrontare nella sua storia bi millenaria, comprendiamo che i nostri timori possono serenamente rientrare. Cos’era la società di Dertona Julia al tempo di Marziano? Cos’era quella minuscola comunità di credenti attorno a lui? Ben poca cosa secondo la logica del mondo. Eppure dopo venti secoli quella comunità esiste ancora, è cresciuta, ha segnato profondamente la storia, ha dato frutti meravigliosi di santità, soprattutto ha dato la possibilità a un numero incalcolabile di persone di incontrare Gesù Cristo e accogliere il dono della salvezza. Ecco cosa ha da dirci San Marziano: di non avere paura ma di continuare a credere e a vivere serenamente da cristiani nonostante tutto; ci dice di essere credenti radicati nel nostro “oggi”, senza sognare passati mitici forse mai esistiti, né attendere futuri ideali; ci dice di amare questa Chiesa come una sposa, come ha fatto lui fino al martirio».

Marco Rezzani

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