San Millàn de la Cogolla

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DI DANIELA CATALANO

Il santo di questo settimana, san Millàn de la Cogolla, è un monaco spagnolo vissuto nel VI secolo, noto in Italia come sant’Emiliano della Cogolla. Il nome non deriva, come si potrebbe pensare, dal termine “cocolla” con cui si indica il cappuccio dei monaci e dei frati, ma dalla località nella quale nacque in Castiglia, nella provincia di Logroño, presso una sommità detta “La Cocolla” proprio per la sua strana forma. La sua vita è stata narrata da san Braulione, vescovo di Saragozza e discepolo di sant’Isidoro di Siviglia. Emiliano nacque quando la penisola iberica era occupata dai Visigoti, in una famiglia di pastori. A vent’anni abbandonò la pastorizia e si affidò alla guida di un eremita, prima di avviarsi a una vita solitaria, di penitenza e di preghiera. Scelse come ritiro un luogo sulle pendici orientali della Sierra della Demanda nell’altopiano della valle dell’Ebro, dove scavò una cella nella roccia che lo ospitò per circa 40 anni. Il vescovo di Tarascona, colpito dalla sua virtù, lo ordinò sacerdote e decise di affidargli una parrocchia. Accettò l’incarico e per aiutare i bisognosi fu accusato di sperperare i beni della Chiesa, e poi costretto a rinunciare all’incarico. Tornò alla vita eremitica insieme a un discepolo di nome Asello, il primo di una comunità che in seguito creò due monasteri di Yuso e di Suso, aderenti alla regola benedettina. Nella biblioteca del monastero di Yuso fu trovato un codice che conteneva le prime frasi in spagnolo e basco, noto come Glosse Emilianensi. Il santo, che la Chiesa commemora il 12 novembre, morì quasi centenario, nel 573. Si narra che nella battaglia di Simancas del 939, Emiliano apparve ai soldati spagnoli in sella a un cavallo, con una spada fiammeggiante, esortandoli a combattere contro i musulmani e portandoli alla vittoria, in seguito fu eretta l’abbazia a lui dedicata.

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