San Simeone, monaco stilita
Il 27 luglio la Chiesa ricorda San Simeone il vecchio per distinguerlo da un omonimo che visse più di un secolo dopo di lui. Simeone nacque in Asia Minore, a Sissa, un paese al confine tra la Siria e la Cilicia, intorno al 390. Fin dalla giovane età, i suoi genitori erano soliti mandarlo solo a pascolare il gregge.
Un giorno entrò in una chiesa e sentì leggere queste parole: “Beati quelli che piangono e sventurati quelli che ridono, beati quelli che hanno il cuore puro”. Lasciò immediatamente i suoi genitori ed entrò nel prima nel monastero di Teleda e poi in quello di Mandras, distinguendosi per il rigore dell’ascesi.
Mentre gli altri mangiavano ogni due giorni, Simeone mangiava poco e soltanto una volta alla settimana. Il suo desiderio di soffrire per Cristo era tale che si era fatto una cintura con delle foglie di palma e la portava sotto i vestiti, stretta così forte ai reni che gli penetrava nelle profondità della carne. Alla vista di queste lotte sovrumane, gli anziani del monastero gli ordinarono di ritirarsi altrove. Simeone si allontanò quindi dal monastero e partì per i luoghi deserti. Si recò in un villaggio chiamato Telanisson, dove trovò una casa isolata. Visse da recluso per tre anni, impegnandosi a crescere nelle virtù celesti. Siccome desiderava trascorrere i quaranta giorni della Quaresima senza mangiare, chiese a un amico di murare l’ingresso della cella. Trascorsi quaranta giorni, questi entrò nella cella e trovò il santo immobile sul pavimento.
Da quel momento in poi, provato dall’abitudine, Simeone passava tutte le Quaresime senza mangiare.
Dopo tre anni trascorsi in questa cella, salì sulla cima di una montagna e si fece legare il piede con una catena a una roccia. Solo l’intervento del vescovo di Antiochia riuscì a convincerlo a liberarsi da quel vincolo doloroso. La fama di santità si estese a tal punto che un grande numero di fedeli, venuti dai dintorni ma anche da lontani paesi, accorrevano per ricevere la sua benedizione. Per fuggire da coloro che lo cercavano pensò di costruire una colonna, sulla cima della quale si stabilì su di una piattaforma. Dal fatto di vivere sulla colonna prese il nome di stilita (stilos in greco è la colonna).
Così, posto alla vista di tutti come una lampada sfavillante su di un alto candelabro, Simeone chiamò a sè ancora più gente e illuminò con la luce della fede coloro che si rivolgevano a lui.
Dall’alto della colonna il santo compì molti miracoli e molte guarigioni, predisse le calamità naturali e fu per tutti un porto di salvezza e di consolazione spirituale. Due volte al giorno si rivolgeva ai visitatori dirimendo liti e predicando in modo semplice e convincente, tanto da procurare numerose conversioni anche tra gli arabi. San Simeone rimase sulla colonna per 37 anni fino a quando morì all’età di 69 anni, nel 459, mentre era in preghiera. Le sue preziose reliquie furono portate ad Antiochia. Egli ispirò molti seguaci e per oltre cento anni molti altri asceti divennero stiliti come lui.
Daniela Catalano