San Venanzio Fortunato

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Il 14 dicembre la Chiesa ricorda san Venanzio Fortunato vescovo.

Venanzio Onorio Clemenziano Fortunato nacque verso il 530 a Valdobbiadene in provincia di Treviso. Studiò grammatica e retorica nei pressi di Aquileia e diritto a Ravenna. Quando era studente fu colpito da un’infermità alla vista da cui guarì dopo essersi unto gli occhi con l’olio della lampada che ardeva davanti a un’immagine di san Martino di Tours. Decise di rendergli grazie recandosi sulla sua tomba in Gallia.

Durante il lungo pellegrinaggio verso Tours, fu ospitato da famiglie nobili che conquistò con i suoi versi composti in latino, in particolare a Metz fu ricevuto alla corte di re Sigisberto, dove fu apprezzato per la sua cultura e le sue liriche. Dedicò anche un poema a San Martino.

Da lì raggiunse Poitiers dove conobbe Agnese e Radegonda.

Radegonda, figlia del re di Turingia, era la sposa di Clotario I re di Neustria. Dopo l’assassinio di suo fratello ad opera del marito lei si ritirò alla vita monastica. In seguito alla protezione di Radegonda, Venanzio si stabilì a Poitiers. Radegonda fondò un convento non lontano da Poitiers, di cui Radegonda divenne badessa.

Il convento prese il nome di Santa Croce, dopo che una reliquia della Santa Croce fu donata dall’imperatore Giustino II a Radegonda. Fu in occasione dell’arrivo della reliquia all’interno del monastero che Fortunato scrisse il “Vexilla Regis” e il “Pange Lingua”, che furono poi adottati come testi liturgici.

L’inno “Vexilla regis prodeunt” è ancora oggi è cantato durante la settimana santa, mentre altri suoi inni sono stati inclusi nel Breviario.

Dopo la morte di Radegonda, nel 587, decise di ricevere gli ordini sacri e assunse la direzione spirituale del monastero.

Nel frattempo continuò a scrivere e i nuovi temi della sua poesia furono sempre religiosi: il culto della croce, la pietà mariana, il senso della morte e la guida spirituale dei fedeli.

Nel 595-97 fu consacrato vescovo di Poitiers, in un periodo di lotte intestine tra le famiglie locali.

Negli anni del suo episcopato, Fortunato fu considerato esempio di stabilità e mitezza.

In tutta la sua vita scrisse inni, omelie e poesie dedicate alla vita dei santi, in particolare scrisse la storia dei sette santi della Gallia tra cui san Martino e santa Radegonda.

Fu considerato uno dei primi poeti cristiani a scrivere opere in onore di Maria.

Morì il 14 dicembre del 607 o, secondo alcune fonti, nel 603.

Sulla sua tomba nella cattedrale di Poitiers è incisa l’iscrizione “Santo e beato” voluta nel 785 da Paolo Diacono, storico dei longobardi, che invocò più volte la sua intercessione.

Daniela Catalano

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