Santa Giuliana Falconieri
La santa di questa settimana è vissuta a Firenze al tempo del sommo poeta Dante, proprio mentre si consumava l’aspra lotta tra Guelfi e Ghibellini.
Giuliana Falconieri, venerata il 19 giugno, apparteneva a una ricca famiglia di mercanti ed era la nipote del nobile Alessio Falconieri, uno dei sette santi fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria e superiore del convento di Cafaggio, dove oggi sorge la chiesa della S.S. Annunziata.
La santa nacque nel 1270 ma dei suoi primi anni di vita si hanno notizie solo di tipo orale e quanto racconta il suo primo biografo quattrocentesco, Paolo Attavanti, che nel Dialogus ad Petrum Cosmae, composto nel 1465. Parlando di lei scrive: «Specchio di verginità e memorabile esempio per tutte le donne, tanto che ella diventò celebre per lo splendore della sua santità. Si adornò non di vane doti o dell’approvazione dei mortali per la sua singolare bellezza, ma del merito della sua virtù». All’età di 14 anni ottenne dal Ministro generale dei Servi di Maria, san Filippo Benizi, il permesso di indossare l’abito religioso dell’Ordine dei Serviti che nessuna donna prima di lei aveva portato. Altre giovani compagne seguirono il suo esempio e iniziarono a vivere l’ideale spirituale dei Servi di Maria in un’abitazione presso la chiesa dell’Annunziata, prendendo il nome di “Mantellate” per il lungo mantello che indossavano. Giuliana, che rimase accanto alla madre malata, si sottoponeva a dura penitenza anche fisica. Il mercoledì e il venerdì mangiava solo la comunione; il sabato consumava pane e acqua e contemplava i sette dolori della Vergine e il venerdì meditava la Passione. Dopo la morte della madre, distribuì i suoi averi ai poveri e si presentò scalza e con una corda al collo alla casa delle Mantellate, che la elessero superiora.
A Firenze divenne per tutti la “santa dell’Eucaristia”. Negli ultimi anni della sua vita, a causa di una malattia allo stomaco, non fu più in grado di trattenere il cibo e neppure il pane eucaristico. Il 19 giugno 1341, in punto di morte, le fu negato il viatico, ma per accontentare la sua richiesta, le fu deposta sul petto un’ostia consacrata che all’improvviso svanì. Appena spirata, nel ricomporre il cadavere, fu notato, in corrispondenza del cuore, un marchio viola, grande come l’ostia consacrata impressa nel suo corpo. Da allora le Mantellate portano sul loro abito religioso, all’altezza del cuore, il simbolo di un’ostia. Fu canonizzata il 16 giugno 1737 e il suo corpo si venera nella basilica della S.S. Annunziata.
Daniela Catalano