“Santachiara”: siamo tornati a Brusson
La tre giorni degli studenti vogheresi e stradellini
VOGHERA – Nel 2020, in procinto di partire per Brusson, l’istituto “Santachiara” ha dovuto annullare la tradizionale gita in montagna, a causa della furia pandemica che iniziava a imperversare.
Dopo due anni di stop forzato, il Centro di Formazione Professionale (CFP) di Stradella e Voghera ha organizzato nuovamente la tradizionale “Tre giorni” a Brusson, intitolandola “Usa il tuo fiuto, segui la strada giusta”, che ha coinvolto i ragazzi delle classi terze e quarte, duramente colpiti dalle restrizioni anti Covid. Da martedì 26 a giovedì 28 aprile i giovani hanno soggiornato nella Casa Alpina “La Montanara” a Brusson, nella bellissima località della Val d’Ayas, accompagnati dalla direttrice Stefania Fecchio e dai docenti Andrea Borgo e Simona Procelli (per Voghera), Giuseppe Marino e Luigi Nicelli (per Stradella). Le attività sono state molteplici. Il primo giorno è stato caratterizzato dall’incontro con l’arte e con la cultura, grazie alla visita al “Museo delle Alpi” presso il “Forte di Bard”, con percorso guidato che mostrava gli aspetti naturalistici e antropologici della montagna. Il secondo giorno è trascorso all’insegna della natura, con una lunga camminata che ha portato i giovani da St. Jacques, frazione di Ayas, al rifugio “Ferraro” (2066 mt.), attraverso un ripido sentiero nel bosco di larici, lungo il quale si trova un cippo in ricordo del beato Pier Giorgio Frassati, amante della montagna e dal “grande fiuto” per il bene. I ragazzi hanno potuto ammirare il Monte Rosa per mezzo di un sentiero nevoso, i Piani di Verra inferiori, da dove sono visibili le vette dei 4000 metri del massiccio. Le foto che hanno scattato sono state poi raccolte in una photogallery, e le più belle sono state premiate in Casa Alpina. Il terzo giorno, prima del viaggio di ritorno, è stato dedicato alla visita alla “fromagerie” del paese. Le attività serali sono state studiate perché gli studenti potessero avere la possibilità di dialogare tra loro e ricevere stimoli volti a sviluppare empatia e spirito di collaborazione. Oltre ai tradizionali tornei di ping-pong, biliardino e carte, la parola d’ordine è stata “Open space technology”. Questa modalità ha permesso ai ragazzi, divisi in gruppi, di riflettere su alcuni punti salienti tratti dal discorso del Papa agli adolescenti pronunciato lo scorso 18 aprile a Roma. «La speranza è che questa gita, – hanno detto gli educatori – portando i ragazzi a osservare le bellezze naturalistiche, abbia permesso loro di capire che la terra è un ambiente da custodire e che i rapporti umani sono un giardino da coltivare».
Federica Morini