Sant’Enrico

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Tra i santi non ci sono solo martiri, persone umili o appartenenti al mondo religioso ma anche re, regine e grandi personaggi. Proprio come nel caso di sant’Enrico, venerato il 13 luglio, che fu imperatore.

Nacque nel 973 a Bamberga, in Baviera e da giovane fu affidato per la sua formazione ai canonici di Hildesheim e, in seguito, al vescovo di Ratisbona. Divenne prima duca di Baviera, poi re di Germania e d’Italia e infine, il 22 febbraio 1014, fu incoronato da Benedetto VIII, imperatore del Sacro Romano Impero. Tra i consiglieri ebbe Odilone, abate di Cluny, centro di riforma ecclesiastica. Lui e la moglie Cunegonda furono protettori della Chiesa in un momento storico molto difficile ed ebbero a cuore il benessere delle abbazie benedettine nel ripristino della disciplina ecclesiastica e sociale. Le notizie sul suo conto ci provengono da due versioni della sua vita, attribuite ad Adalberto di Utrecht e ad Adalberto di Bamberga.

Per difendere la giustizia affrontò molte guerre, con le quali rese il suo nome sempre più temuto e rispettato. Prima di iniziare una battaglia pregava insieme ai soldati. In questo modo scacciò dall’Italia i Greci che, alleati dei Turchi, minacciavano Ro-ma. Nel 1006 fondò la diocesi di Bamberga e fece edificare la cattedrale e un monastero per rafforzare il suo potere in quel- la parte della Germania.

Restaurò molte chiese danneggiate dagli eretici, eresse sedi vescovili, fondò orfanotrofi.

In una lettera scriveva: «…ben sapendo di essere stati innalzati alla dignità regale per una gratuita disposizione della misericordia di Dio, è parsa cosa buona non solo di ampliare le chiese costruite dai nostri predecessori, ma di costruirne del- le nuove a maggior gloria di Dio e dotarle di benefici e favori in segno della nostra devozione».

Sostenne la riforma cluniacense e sollecitò la recita del “Credo” nella Messa festiva. Venne tre volte in Italia, l’ultima nel 1021, per una spedizione in Puglia contro i bizantini e sulla via del ritorno si ammalò e fu portato a Montecassino, dove, secondo la leggenda, guarì dopo aver pregato sulla tomba di san Benedetto ma restò storpio fino alla morte, avvenuta il 13 luglio 1024.

Fu sepolto nella chiesa di Bamberga e canonizzato nel 1146 dal beato Eugenio III.

Nel 1200 anche la moglie Cunegonda fu santa; con lei visse in perfetta castità, tanto da dire, in fin di vita, ai suoi suoceri: «Ve la rendo illibata come me la deste».

È patrono delle famiglie reali e degli Oblati benedettini.

Daniela Catalano

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