Sara e Ilaria, nostre figlie

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Di Ennio Chiodi

Sara aveva tutta la vita davanti. Non solo la sua, ma anche quella di chissà quante persone che avrebbe potuto aiutare e curare. Sara stava per laurearsi in Tecniche di laboratorio biomedico e non nascondeva altre ambizioni con lo scopo di dedicarsi in particolare alla medicina e alla ricerca oncologica. È stata uccisa a Messina da un suo collega di facoltà che l’ha colpita, mentre rientrava dall’Università, con cinque coltellate alla schiena e al collo. Cosa avrà pensato Sara in quei pochi minuti di lucida agonia che molto probabilmente ha vissuto? Stefano la corteggiava con insistenza, la infastidiva da diverso tempo. Come spesso accade molti lo sapevano, ma – come troppo spesso accade – nessuno pensava “che potesse arrivare a tanto”. Forse neppure Sara. Anche Ilaria, come Sara, aveva 22 anni e frequentava l’Università, facoltà di architettura, alla Sapienza di Roma. Anche Ilaria è stata uccisa con un coltello nell’appartamento romano della famiglia del suo ex fidanzato, che ha confessato il femminicidio. Il suo corpo è stato trovato in una valigia gettata in un burrone a qualche decina di chilometri di distanza. Anche Mark, come Stefano, era noto come un giovane serio e tranquillo. Sara e Ilaria sono – al momento in cui scrivo – le ultime, giovanissime, vittime delle 11 donne uccise dall’inizio del 2025. Mentre diminuisce costantemente, in generale, negli ultimi anni il numero degli omicidi, aumentano reati e violenze a sfondo sessuale, i casi di stalking e la percentuale di donne assassinate in ambito familiare e affettivo: 150 all’anno, in media, solo in Italia. Sono “deumanizzate”, considerate un bene materiale più che affettivo, anche se spesso maltrattato e abusato. Chi le “possiede” – siano mariti, compagni, “ex” di vario tipo – non vuole perderle, non tollera abbandoni o rivolte. Chi non le possiede ancora, le pretende e non accetta rifiuti, considerati incomprensibili, quasi non godessero di vita, scelte e desideri propri. Il femminicidio è trasversale: colpisce in classi sociali e in nazionalità diverse, in tutte le regioni, nelle città e nei piccoli centri. Recenti norme di legge definiscono meglio la fattispecie di questo delitto, rendendo più certe pene come l’ergastolo. Altre proposte puntano a diffondere più cultura del rispetto e più informazione nelle scuole, a cominciare dalle elementari. Ma oggi pensiamo che Sara e Ilaria potrebbero essere nostre figlie, nostre sorelle, nostre amiche e che Stefano e Mark, amici dei nostri figli e delle nostre figlie, vivono qui, non lontano da noi. Pensiamo di conoscerli, ma non li conosciamo. Apriamo gli occhi e le orecchie, ma anche il cuore. Meno egoismo e più attenzione possono fare la differenza e salvare una vita.

enniochiodi@gmail.com

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