“Sbocciare” l’insofferenza

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di Silvia Malaspina e Carolina Mangiarotti

Concludiamo il nostro tormentone sugli esami di maturità con la parte migliore: i festeggiamenti. Da qualche anno è invalso l’uso che il neo maturo “sbocci” una bottiglia di bollicine davanti alla scuola al termine dell’esame orale simulando il gesto dei piloti vittoriosi di Formula Uno, acclamato da amici e famigliari. Per le ragazze si aggiunge la consegna di un bouquet di fiori. Quando tutti i compagni e gli amici avranno conseguito l’agognata maturità, ecco la partenza dell’allegra combriccola per il “viaggio di maturità”.

Abbiamo letto e udito acri commenti, il cui incipit è inevitabilmente “ai miei tempi…”, rivestendo le legittime opinioni di ciascuno di un’aura da sermone quacquero. «Non capisco perché i “vecchi” critichino tutto quello che facciamo! Se ai vostri tempi non si usava comportarsi in un determinato modo, non significa che adesso questo sia sbagliato. Che male c’è a stappare una bottiglia all’esterno della scuola? È un gesto liberatorio ed è bellissimo sentire l’applauso dei compagni con cui si sono condivisi cinque anni di studio!»

«Mi stupisco che, nel nostro caso specifico, coloro che risiedono nelle vicinanze del liceo non abbiano presentato una mozione in Comune, lamentandosi degli schiamazzi: la nostra cittadina assomiglia sempre più al villaggio di Chocolat: non appena qualcosa turba la tanto decantata tranquillitè degli abitanti, si moltiplicano le polemiche e le critiche, basti pensare che ho letto feroci commenti sul fatto che un bar del centro abbia ampliato lo spazio dedicato al dehor!»

«Che poi, se i festeggiamenti per la fine della scuola o per la maturità durassero tutto l’anno, potrei capire, ma si tratta in totale di una quindicina di mattine, in un orario nel quale è improbabile che qualcuno stia ancora dormendo! Mi chiedo: queste persone, da giovani, erano tutti eremiti ascetici?» «Ma no, è solo che non si vuole accettare che il mondo sia andato avanti. Il cambiamento è radicale: io ho fatto la maturità nel 1988, nessuno mi ha aspettato fuori dalla scuola e il mio viaggio sono state due settimane a Celle Ligure a casa di un’amica. Ho visto i primi fiori terminata la seduta di laurea e il classico viaggio ad Atene più isole greche è arrivato a coronamento del percorso universitario. Oggi è tutto più veloce, ma non è detto che sia per forza sbagliato. Le tradizioni goliardiche, poi, ci sono sempre state: si è purtroppo persa quella legata alla “Liberazione” dei liceali da parte degli universitari il 4 novembre. Era il nostro giorno preferito: gli universitari di Pavia si appostavano sotto al liceo e iniziavano a urlare “fuori, fuori”; il preside doveva giocoforza aprire le porte e lasciarci uscire. Che io sappia, nessuno si è mai lamentato: il problema non è “sbocciare” una bottiglia, ma lo “sboccio” crescente dell’insofferenza!»

silviamalaspina@libero.it

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