Sciopero degli operai all’ex Ilva. Scenari di crisi all’orizzonte

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Lunedì scorso tutti fermi 4 ore a Novi Ligure e negli stabilimenti di Acciaierie d’Italia

NOVI LIGURE – Uno sciopero di 4 ore alla fine di ogni turno nella giornata di lunedì 21 novembre.

Questa è stata la misura adottata dai dipendenti del gruppo Acciaierie d’Italia, che hanno incrociato le braccia tre giorni fa in tutti gli stabilimenti del Paese.

Tra questi, anche Novi Ligure.

La fabbrica alessandrina è in pesante difficoltà così come le altre presenti su tutto il suolo nazionale.

Dei 620 lavoratori al momento sotto contratto, 150 al giorno vengono fatti ruotare a causa della cassa integrazione straordinaria attualmente in essere e firmata unilateralmente dall’azienda.

Il reparto del decatreno è al lavoro, ma sono ancora in corso le riparazioni rese necessarie in seguito ai danni riportati dall’impianto dopo l’incendio scoppiato circa due mesi fa a causa di un corto circuito. Al momento, non si ha ancora una data precisa sul ripristino definitivo del macchinario interessato.

Così il rogo che non ha fortunatamente avuto conseguenze per i dipendenti, lascia aperti numerosi interrogativi sul fronte sicurezza.

«La situazione è drammatica già da troppo tempo e per questa ragione si vuole fare un passo determinante verso il futuro di una realtà tanto importante per il nostro Paese. – hanno scritto in una nota le segreterie provinciali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil – ArcelorMittal non si è presentata alla riunione dello scorso 17 novembre con il Ministro delle Imprese, Adolfo Urso, e la Ministra del Lavoro, Marina Calderone.

La produzione, come si può ben capire, va a rilento e anche gli investimenti che erano stati promessi sono fermi. Ovviamente, le sorti dello stabilimento alessandrino sono legate a quelle di Taranto, che attualmente lavora con due altiforni e quasi tutti gli impianti di finitura fermi». Lo scenario nazionale è quello di una crisi profonda che ha origini lontane e che negli ultimi mesi è stata aggravata da caro bollette, crollo dei prezzi dalle bobine e rinvio al 2024 della formazione della nuova compagine societaria tra pubblico e privato. A tutto questo si aggiunge la decisione della dirigenza di sospendere gli ordinativi per 145 aziende dell’indotto.

Luca Lovelli

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