Scopri l’oggetto misterioso

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Di Arianna Ferrari e Andrea Rovati

LEI

Tutti siamo cresciuti con qualche certezza. Si dice che la matematica non sia un’opinione e la geometria afferma – insieme ai proverbi – che il tondo non è quadrato. Poiché io stessa ho bisogno di certezze e verità mi aggrappo a ciò che scientificamente è dimostrato. Tuttavia ci sono dei momenti magici, come degli stargate che ho vissuto di persona, che possono mettere in discussione ogni solida teoria. Vi racconto una storia, se avete voglia di sentirla. Immaginate un film. Prima scena: ambientazione inizio XX secolo, lampadari di cristallo, musica al pianoforte e tutti bellissimi nei propri abiti lunghi per le signore e smoking, tight e frac per i gentiluomini. Siamo a un galà di beneficenza organizzato dagli ordini cavallereschi, in primis quello de’ “I Santi Maurizio e Lazzaro” che hanno come carisma la cura dei poveri. Quella sera siamo dame e cavalieri che cenano insieme a fin di bene. Seconda scena: il giorno dopo un pranzo per festeggiare i 60 anni di un’amica. Location un oratorio e tra i presenti noi e il ricco mondo umano di relazioni della festeggiata. Persone con disabilità e non, musica e karaoke, scene divertenti che sfiorano il kitsch ma cantiamo e balliamo tutti insieme e ci accogliamo per quello che siamo. Una frase mi ha colpito a questa festa. Qualcuno ha detto ridendo: «Forse siamo più disabili che abili» e una saggia ragazza ha risposto: «Meglio, così siamo liberi di essere noi stessi». Queste due esperienze per me fanno la quadra del cerchio. Grazie amici.

arifer.77@libero.it

LUI

Qual è l’oggetto misterioso? Il primo indizio è un orgoglioso guerriero karimojon, altissimo e scurissimo, il mantello di tartan, bastone, seggiolino di legno (l’ekicholong) e Kalashnikov in spalla, lo sguardo sulla vasta savana del Nord Uganda. Forse Emilio Salgari, che scrisse anche “romanzi d’Africa” sebbene meno noti del ciclo malese. Il secondo è il nobile membro di un Ordine Cavalleresco, abito scuro (vorrei dire tight, ma forse frac) e cravatta bianca, scarpe di vernice, croci e decorazioni di molti altri sodalizi. Austerità sabauda e solennità ottocentesca, senza dubbio niente a che fare con la frivolezza della Belle Epoque. Terzo: una collega che festeggia il compleanno in un oratorio di Lodi, tanta gente, ragazzi disabili ma felici e a un certo punto passa pure il sindaco, la pizza del panettiere tagliata sui vassoi di carta e Lambrusco nei bicchieri di plastica. E qui si getta la spugna, non viene in mente niente al di là di “Canta Lombardia” su Antenna Tre. Allora che cos’è? È la nostra vita con la sua ricchezza, un caleidoscopio di doni che nemmeno la stupida intelligenza artificiale potrebbe mettere insieme. L’ospedale missionario di Matany, l’ultradecennale aiuto di un prestigioso Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro fedele all’antica vocazione di curare i lebbrosi, una compagnia di amici ciascuno coi suoi drammi ma capace di dare molto di più a tutti quelli che vengono a contatto con loro. Insomma, i tanti tasselli di un grande mosaico che un Artista ha pensato e disegnato.

andrea.rovati.broni@gmail.com

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