Sculture luminose che parlano di pace
Le creazioni di Daniela Gistella, insegnante in pensione di Arte e Immagine, di Broni, illuminano simbolicamente il Natale di chi vive il dolore e le atrocità della guerra, di tutte le guerre del mondo. Sono realizzate anche con seta dipinta, posizionata su Pvc
di Marco Rezzani
Sono coloratissime, espandono una luce calda e custodiscono un messaggio: il desiderio e la speranza di una pace duratura. Stiamo parlando delle lampade realizzate da Daniela Gistella, insegnante in pensione di Arte e Immagine di Broni.
«La situazione della guerra in Ucraina e quella in tanti altri fronti nel mondo – esordisce Daniela – mi preoccupano. Credo fermamente alla parole di Papa Francesco: “Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza.” E le mie opere vogliono essere un grido di pace, soprattutto in questo periodo natalizio».
Daniela Gistella ha dedicato tutta la sua carriera all’insegnamento, infondendo in decine e decine di ragazzi e ragazze della scuola media l’amore per l’arte. «Quella di fare l’insegnante è stata una scelta voluta, un obiettivo che, anche se può sembrare insolito, mi ero prefissata fin dalla mia giovane età. Nonostante la mia timidezza e la forte emotività, penso di aver dimostrato determinazione, perché, terminata la scuola media, ho chiesto ai miei genitori di potermi iscrivere al Liceo Artistico di Brera a Milano. Ho ottenuto ciò che desideravo dopo non poche resistenze da parte loro, sia per motivi economici – mio padre era operaio e mamma casalinga – sia per la giustificata preoccupazione di avere una figlia di 13 anni lontano da casa. Stiamo parlando degli anni Settanta. Sono partita piena di speranze per un viaggio verso il futuro, insieme a due carissime amiche di Broni: Gabriella Dapiaggi, docente per tanti anni di Disegno al Liceo Scientifico “Camillo Golgi” di Broni, che ricordo con infinito affetto, e Nadia Codecá con cui rimane vivo un legame indissolubile, che ha insegnato presso la scuola media di Stradella, in un periodo che considero come uno dei più belli della mia vita». Il 1° settembre del 2021 l’arrivo della pensione, dopo un percorso di insegnamento in cui «oltre ad insegnare la mia disciplina, ho sempre avuto una particolare attenzione ai problemi sociali, perché ho la ferma convinzione che un educatore, indipendentemente dalla materia che insegna, abbia il dovere di trasmettere i valori fondanti della democrazia e dell’uguaglianza.Insieme ad alcune colleghe ho infatti coinvolto i ragazzi nei modi più svariati proponendo e predisponendo spettacoli teatrali, interviste ed esposizioni dei loro lavori».
Con un occhio di riguardo per il tema della pace, realizzando alla scuola media “Ferrini” di Broni numerose installazioni. «Ironicamente – ci confida la professoressa – i colleghi mi dicevano: “Giste, ancora la pace?” Sì perché tutti davano per scontato che non fosse più un problema, ma ci siamo accorti che purtroppo non è così. Quando si parla di pace inevitabilmente si parla di guerra e non mi riferisco solo alla guerra tra Russia e Ucraina, ma anche ai tanti altri conflitti presenti nel nostro mondo, quasi sempre dimenticati».
Poi la triste parentesi della pandemia: «Sono stata costretta a interrompere tutti i miei progetti e, non riuscendo a rimanere inattiva, ho iniziato a dipingere su oggetti di vario utilizzo, quali buste, borse, foulard. In un secondo momento ho attivato la mia fantasia e ho pensato di personalizzare alcune porta foto fissando lateralmente due “ali”, due barrette di legno rivestite con seta dipinta o decorata a mosaico o con sassi e legni di mare. Svolgevo queste attività mentre la mia cara mamma Fernanda, ricoverata alla Fondazione Cella di Broni, si aggravava e io cercavo strategie per reagire al dolore, staccavo con la realtà, immergendomi tutti i pomeriggi in attività creative per combattere l’ansia e la tristezza».
«Mamma è mancata verso la metà del mese di gennaio – continua – ma io non ho interrotto le mie attività artistiche e nei giorni successivi, spronata da mio figlio e da alcune amiche, ho iniziato a progettare qualcosa di inedito e di molto personale: le “sculture luminose”. Ogni creazione è unica. Le lampade sono costruite con legno colorato utilizzando colori acrilici; hanno una parte in trasparenza in seta dipinta e posta su Pvc ignifugo. Nelle composizioni sono presenti anche sassi e legni di mare. La mia ultima scultura di luce è una piantana a forma di albero che penso di brevettare soprattutto perché mi venga riconosciuta l’idea della seta dipinta posizionata su Pvc, invenzione assolutamente inedita». Un ulteriore inno alla pace. «Un lavoro che mi ha aiutata a riflettere sull’inutilità di ogni conflitto, – conclude Daniela Gistella – sulla necessità e sull’urgenza di un dialogo di pace. La mia voce non giungerà ai grandi vertici, ma porterà, spero, conforto alle persone comuni! Una voce di speranza che urla: “Dobbiamo riportare nel mondo al più presto la pace! Adesso! Dobbiamo crederci e ce la dobbiamo fare! Questo è un pensiero che non mi ha mai abbandonato, che ho cercato di esprimere attraverso i miei lavori».