Si trasformano in clochard per non perdere il lavoro
STRADELLA – Un cartone steso a terra per non stare proprio a contatto con il pavimento e una coperta per provare a ripararsi dalle temperature notturne, ormai abbondantemente sotto lo zero.
Hanno dormito così, una delle scorse notti, nel sottopasso che porta alla stazione ferroviaria di Stradella, due giovani stranieri che lavorano in una delle logistiche nella zona industriale poco distante. Erano arrivati in Oltrepò Pavese la sera prima da Lodi in treno, perché al mattino dopo non ci sarebbero stati convogli diretti e avrebbero rischiato di giungere tardi al lavoro e probabilmente anche di perderlo.
Tra continuare a mantenere la famiglia e una notte trascorsa all’addiaccio, non ci hanno pensato due volte e hanno scelto la vita da clochard.
La loro storia l’ha raccontata sui social un residente della zona che, mentre era a passeggio con il cane a tarda sera, è stato attirato dalle voci che provenivano dal sottopasso: è sceso e si è trovato davanti i due giovani, che avevano già pronte le biciclette per raggiungere l’indomani mattina le logistiche dalla stazione. «Non abbiamo bisogno di nulla, rimaniamo qui soltanto una notte» – hanno detto al loro interlocutore, quasi per giustificarsi; poi hanno chiacchierato per qualche minuto e lo hanno ringraziato per l’attenzione. Al mattino dopo dei due non c’era più traccia, per terra solo i cartoni a ricordare il loro giaciglio provvisorio.
L’altra faccia della medaglia, forse quella più inquietante, del lavoro alle logistiche, che hanno “mangiato” centinaia di migliaia di me-tri quadrati di terreno nella zona del casello industriale. Ma non è così solo a Stradella: anche nelle altre cittadine, come la vicina Castel San Giovanni, sono numerose le segnalazioni di persone che dormono per strada o in rifugi di fortuna per essere al lavoro il giorno dopo al primo turno. La notizia del sottopasso-dormitorio non ha lasciato indifferente la comunità stradellina.
Domenica scorsa, al termine della Messa delle 9, anche l’arciprete don Gianluca Vernetti è tornato sull’argomento: prendendo spunto dal brano di Vangelo della terza domenica di Avvento («Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto»), dall’altare il sacerdote ha lanciato un appello ai fedeli per una maggiore attenzione personale e sociale ai problemi delle nuove povertà: vedere nei poveri il volto di Gesù Cristo che, anche lui, ha passato al freddo la sua prima notte da bambino su questa terra.
Oliviero Maggi