Siamo nati da Eupalla, nessuno escluso
Pagine di sport. Franco Rovati (con Carlo Fontanelli) ha ricostruito in un libro gli ultimi 100 anni di calcio a Broni, tra memorie, aneddoti, tabellini e foto inedite. Sarà presentato il 5 dicembre al teatro “Carbonetti”
DI MARCO REZZANI
Inutile negarlo: siamo tutti figli della dea Eupalla. Lo certifica una ricerca promossa da Omnicon Media Group in collaborazione con la Lega di Serie A da cui si apprende che 7 italiani su 10 seguono il calcio e che – pur nell’era del “sempre connessi” – ben 4 milioni di connazionali si concedono il rito della visione delle partite al bar. Numeri in crescita anche per il calcio dilettantistico e giovanile con oltre 11.000 società e 60.000 squadre con più di 1 milione di tesserati. Accade pure a casa nostra con tanti paesi e città “dotati” di squadre di calcio che coinvolgono centinaia di appassionati, dai bambini più piccoli ai giovani.
Tutti figli di Eupalla è il titolo dell’ultima “fatica” del bronese Franco Rovati, autentica “enciclopedia vivente” dello sport locale, che ha dedicato un’approfondita e meticolosa ricerca a 100 anni di calcio a Broni, in un album di famiglia che copre un secolo, dal 1924 al 2024. Il volume, edito per i tipi di Geo Edizioni di Empoli, con il patrocinio del Comune di Broni, verrà presentato giovedì 5 dicembre alle 21 presso il teatro “Carbonetti”. Alla realizzazione del libro hanno collaborato Carlo Fontanelli, Sandro Angius, Diego Colombo, Nicola Pascale e il “nostro” Franco Scabrosetti. Rovati, bronese e dipendente pubblico in pensione, colleziona materiale sportivo da oltre cinquant’anni. Ha alle sue spalle una vasta produzione pubblicistica riguardante diverse discipline sportive, in primis ciclismo e calcio. Da sempre appassionato di statistiche, ha ideato l’annuario “Bicitalia” la cui prima edizione risale al 1999. Fontanelli, originario di Vinci in provincia di Firenze, ha lavorato per quotidiani e periodici sportivi ed è il fondatore della Geo Edizioni che dal 2000 a oggi ha pubblicato oltre 600 opere dedicate all’attualità e alla storia dello sport.
La prefazione è affidata a Gianni Brera a cui si deve tra l’altro l’invenzione proprio della “dea Eupalla”, improbabile quanto suggestiva divinità protettrice del pallone. Una prefazione “immaginaria, ma non troppo”, composta da alcuni stralci di scritti che il grande giornalista ha dedicato a Broni, ai suoi personaggi, ai “fiulot” che giocano nella provincia “a grappolo d’uva” al “futbol”, al calcio che “è il gioco più bello del mondo”. “Ovviamente – le parole di Brera – i tennisti sostengono il contrario, e così sicuramente i rugbisti, i discatori sul ghiaccio, i pallanotisti e perfino gli appassionati di bridge. Diciamo allora che il calcio è il più bel gioco plebeo del mondo: si gioca con i piedi, che in certo modo vengono riabilitati, consente a chi sa padroneggiare la palla di raggiungere armonie ineffabili di forme geometriche e di ritmo, di attuare giocolierismi che rasentano la prestidigitazione (ovviamente pedestre); consente inebrianti fughe al gol, acrobatismi ogni volta nuovi, cioè inventati secondo estro di mosse e casualità di rimbalzi, propizia la gioia ineffabile di sentirsi solisti e insieme utile parte d’un complesso i cui membri sono affratellati dall’agonismo e dal fine comune, la vittoria. Insomma, il calcio è sport completo, energico ed elegante”. A Broni è così dal 1924, anno in cui debutta lo Sport Club “Pro Broni” che sarà attivo fino al 1929. Dopo questa società ne seguiranno altre 9: la SS Giovani Calciatori Bronesi (1930-31), la US Bronese (negli anni 1931-32, 1935-40 e 1942-44), la AS Pro Broni (1945-47), la AS Bronese (1950-54 e 1959-76), l’AC Broni (19762001), l’FBC Casteggio Broni (2001-09), l’AS Stradella Broni Casteggio Oltrepò (2009-10), l’AS Broni (2011-22) fino alla società di oggi, l’Oltrepò FBC, attiva dal 2022.
Il lavoro di Franco Rovati è stato imponente, condotto con lo stile del ricercatore attento e certosino. Nelle quasi 200 pagine del suo libro sono riportati tutti i tabellini, ma a stupire sono soprattutto le fotografie, tantissime, molte inedite, di uomini che hanno fatto la storia non solo dello sport bronese, ma anche di un intero paese, con il loro impegno e la loro passione. Storie di dirigenti, allenatori, giocatori, appassionati, “uomini che sono stati espressione di una comunità”, che costituiscono “un patrimonio di esperienze che merita di essere raccolto e conservato in una pubblicazione” come scrive Carlo Fontanelli in apertura del volume. Cronaca, ma non solo, con la narrazione di alcuni aneddoti e il ricordo di personaggi che hanno lasciato il segno e che in certi casi hanno oltrepassato i confini del Re dei paesi, atleti del calibro di Peppino Albani, Graziano Milanesi, Carlo Colombetti, Giampiero Mangiarotti, Rovveno Canzian, Franco Ponzinibio. Come quella volta – siamo nel girone D del campionato lombardo emiliano di Promozione 1982/1983 – quando il Broni giocò in casa con il Fiorenzuola vincendo per 3 a 1. Mezzala della squadra emiliana un tal Eugenio Ghiozzi, avvocato ventisettenne che, dopo 32 anni, sarebbe tornato in terra bronese come Gene Gnocchi, calcando un altro palcoscenico, del “Carbonetti”, con lo spettacolo Cose che mi sono capitate a mia insaputa. O la vicenda di un calciatore diventato sindaco: Alessandro Verdi, classe 1922, debuttò appena diciassettenne nella Bronese; operaio e impegnato politicamente nelle fila del Partito Comunista, fu eletto primo cittadino nel 1965 e guidò la città per altri tre mandati, distinguendosi per rigore e serietà e portando a compimento numerose opere ancor oggi patrimonio della comunità.
«Ripercorrere la storia del calcio sul nostro territorio – afferma il sindaco Antonio Riviezzi – significa fare tesoro di decenni di vita comunitaria, condensando nel racconto delle vicende sportive tutto ciò che intorno ad esse ha gravitato e tuttora gravita anche sul piano sociale. Questo lavoro ha saputo mettere nero su bianco pagine significative della storia di Broni, ma soprattutto ha riaffermato quanto il calcio e lo sport in generale siano parte integrante del tessuto sociale delle nostre comunità. Un invito a non dimenticare le radici di una passione che ancor oggi unisce generazioni diverse sotto gli stessi colori, alimentando un senso di appartenenza che va oltre il semplice tifo». “Siamo tutti figli di Eupalla – scrive Franco Rovati nell’introduzione – perché tutti abbiamo giocato a calcio, tifato per il calcio, gioito per il calcio, discusso per il calcio, passato notti insonni per il calcio. E siamo qui, oggi, a ripercorrere la storia centenaria di un paese e delle sue squadre, come una grande famiglia, a ricordare gioie, dolori (sportivi, s’intende), storie, avventure, il centravanti, quel portiere, quella volta che… palo… gooool… arbitro… rigore… in una parola sola emozioni”. Le stesse che, grazie alla dea Eupalla, a distanza di cento anni, anche a Broni continua a suscitare il “più bel gioco plebeo del mondo”.