Sostegno alla ricerca per i trapianti

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Borsa di studio della Fondazione CR Tortona in memoria di Natalina Tassara a favore dell’istituto “Mario Negri” di Milano

TORTONA – La Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona sostiene un progetto di ricerca mediante l’istituzione di una borsa di studio per studenti impegnati nel campo della sperimentazione e della ricerca medica, da assegnare sulla base del merito. «La benefattrice Lidia Guarco Setti, per ricordare la madre Natalina Tassara, ha designato la Fondazione come sua erede universale: da qui l’avvio di una collaborazione triennale con il prestigioso Istituto di Ricerche Farmacologiche (IRF) “Mario Negri” di Milano, un’organizzazione privata senza scopo di lucro che opera nel campo della ricerca biomedica. – ha dichiarato il presidente della Fondazione CR Tortona, Pier Luigi Rognoni – L’istituto nato nel 1961 grazie al lascito testamentario del filantropo Mario Negri, industriale milanese che aveva visto nel giovane Silvio Garattini la lungimiranza di un progetto di ricerca innovativo a favore della salute dell’uomo, oggi conta circa 600 ricercatori, di cui il 60% donne». La collaborazione con il “Negri” prevede il finanziamento di un assegno di ricerca dell’importo annuo di 30.000 euro destinato allo sviluppo del progetto triennale “Phoenix: Changing the future or organ transplantation”, uno studio che punta a trasformare la medicina del trapianto impiegando la nanomedicina per identificare una nuova forma di immunoterapia. «Sebbene il tasso di successo dei trapianti d’organo sia migliorato nel corso del tempo, circa il 40% dei pazienti non sopravvive oltre 10 anni e almeno il 15% dei casi va incontro a un nuovo trapianto ogni decennio. – spiegano i ricercatori – Inoltre, chi riceve un trapianto è costretto ad assumere per tutta la vita farmaci antirigetto, una terapia che espone al rischio di infezioni, malattie cardiovascolari e anche cancro». Attraverso studi preclinici focalizzati su rene e fegato, i ricercatori vogliono identificare un nuovo approccio terapeutico capace di indurre la tolleranza verso l’organo trapiantato come fosse il proprio, senza compromettere l’attività normale del sistema immunitario che difende da infezioni e tumori, oltre a ridurre le liste d’attesa e i costi per i trattamenti medici e diminuire i casi di un secondo trapianto. «Lo scopo è salvare più vite,– aggiungono gli scenziati – con un impatto su milioni di persone in Europa e nel resto del mondo».

Stefano Brocchetti

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