«Stando ai fornelli ho capito chi sono»
Si chiama Sara Bellinzona, ha 24 anni, vive a Montalto Pavese e si è classificata al quarto posto nell’ultima edizione di Masterchef Italia. Un’esperienza che le ha cambiato la vita. Intanto, in attesa di aprire un ristorante tutto suo, ha mollato il lavoro in ufficio
DI OLIVIERO MAGGI
Dall’Oltrepò pavese alla cucina di Masterchef Italia. Sara Bellinzona, 24enne di Montalto Pavese, ha fatto sognare i suoi fan: arrivata a un passo dalla finalissima, vinta da Eleonora, si è guadagnata un meritato quarto posto nell’ultima edizione dello show Sky Original (prodotto da Endemol Shine Italy e sempre disponibile on demand), facendosi notare per la sua tecnica in cucina, che ha conquistato anche gli chef stellati, ma soprattutto con il suo grande cuore. Terminata questa esperienza televisiva, ha deciso di cambiare vita: si è licenziata dall’ufficio in cui lavorava e ora studia da chef nella cucina di un ristorante oltrepadano. Noi siamo andati a conoscerla.
Sei soddisfatta del quarto posto o delusa per aver sfiorato la finale?
«Sono molto contenta del risultato che ho raggiunto, comunque ho affrontato tutte le sfide. Sono solo delusa di non essere riuscita a presentare il menù per la finale, che volevo dedicare a mia nonna: tra i piatti avrei messo un po’ di tradizione abbinata alla mia visione della cucina. Ma ci sarà modo di riproporlo e cucinarlo per qualcuno».
La tua crescita all’interno del programma non è stata solo nella tecnica, ma anche personale.
«Ho iniziato sottotono, volevo dare il 110% e arrivavo a un 70 scarso. Poi, piano piano, ho iniziato a sentirmi meglio, a vedere dei miglioramenti e a credere di più in me stessa».
Che rapporto si è instaurato con gli altri concorrenti?
«Ci sentiamo praticamente tutti i giorni. Con Lorenzo, Alberto, Andrea, Filippo e Niccolò abbiamo addirittura formato un gruppo. Ma, oltre a loro, ho legato un po’ con tutti. Con Eleonora ci siamo capite fin da subito e ho cercato di starle tanto vicino. Sono davvero felice che abbia vinto lei».
Tra i giudici chi è stato il tuo preferito?
«Sicuramente chef Locatelli, perché mi ha sempre trasmesso tanta empatia, oltre a essere un vero galantuomo. Con chef Cannavacciuolo c’è stato a prima vista un odio che si è trasformato in amore. Voleva capire che cosa ci fosse sotto questo primo strato di timidezza e fragilità e poi mi ha fatto la bellissima dedica finale. Chef Barbieri non ha il complimento facile, ma apprezza molto quando si ha quel tocco di pazzia. Sono stati tre insegnanti di cucina e di vita».
Qual è il piatto che hai cucinato a cui sei rimasta più legata?
«Non ce n’è uno in particolare. Sicuramente quaglia, zucca e fagioli, perché in poco tempo ho fatto qualcosa che ha colpito anche me stessa, ma non ho vinto la prova per il piatto sporco. E poi quello della sfida con i Massari o quello con cui ho vinto l’Invention con chef Asaf. E anche il piatto del duello finale con Debora».
Cosa ti porti a casa dall’esperienza a Masterchef?
«Sicuramente un bagaglio enorme di avventure, insegnamenti, emozioni, tante cose viste e provate che altrimenti non avrei mai potuto fare. Soprattutto mi porto a casa un po’ più di consapevolezza di me stessa».
Il fatto di essere diventata un personaggio pubblico ti ha esposto anche a commenti negativi sui social. Nello stesso tempo hai scoperto di avere tantissimi fan…
«Secondo me chi mi ha capita fin dall’inizio non mi ha mai rivolto brutte parole. I commenti peggiori li ho ricevuti perché durante la semifinale si era creata una situazione che mi aveva messo in cattiva luce. I giudici mi hanno salvata e poi al Pressure è uscito Niccolò, amatissimo da tutti. Secondo me dovevano prendersela con qualcuno e ci sono finita in mezzo io. Ma i complimenti sono stati enormemente di più delle critiche».
Sara, la partecipazione a Masterchef ha dato una svolta al tuo percorso personale?
«È stata un’esperienza straordinaria che mi ha segnato molto e, quando vivi qualcosa di questo tipo, capisci davvero che cosa vuoi fare nella vita. E la mia vita è in cucina. Così mi sono licenziata dall’ufficio e ho già iniziato a lavorare in un ristorante, non dico ancora quale, ma è in Oltrepò e mi trovo molto bene. Spero di poter imparare tanto e di dare tanto».
E il tuo sogno di aprire un agriturismo o un ristorante tutto tuo sulle colline?
«Quel sogno ovviamente rimane, ma prima sono consapevole che bisogna fare tantissima gavetta».
Che cosa ne pensi della ristorazione in Oltrepò pavese?
«L’Oltrepò purtroppo ha un difetto enorme: è un territorio bellissimo, con buon cibo e tanti prodotti tipici, che però non è mai stato valorizzato come si deve. Ci sono dei ristoranti che ci credono tanto, e si vede, ed altri, invece, che si sono lasciati trascinare in una spirale negativa. Mi piacerebbe portare in Oltrepò un po’ di luce e farne una bella vetrina».