Stasera ceniamo… fuori?

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Di Arianna Ferrari e Andrea Rovati

LEI

L’anno scorso, dopo averci pensato per quasi mezzo secolo, abbiamo deciso di acquistare tavolo e sedie per goderci delle cene all’aperto sul nostro balcone. Sebbene al momento sia un po’ difficile cogliere che l’estate sia davvero giunta (il calendario però dice così), si apre il domandone serale: «Mangiamo dentro o fuori?» Come appena detto, quest’anno la risposta è piuttosto facile… o c’è un’afa terribile o piove per cui, al momento, il “fuori” è rimasto solo un’idea e un po’ ci dispiace. Ai gatti ovviamente no visto che si sentono proprietari indiscussi non solo del suolo e dei vasi ma ora anche di sedie e tavolo. Dormono serafici accomodandosi in luoghi che non dovrebbero essere di loro pertinenza. Ma farglielo capire è impossibile, fanno quello che vogliono. Una sera però soffiava un vento leggero e tutto era perfetto per l’inaugurazione della “cena all’aperto”. È stata necessaria l’opera di pulizia di quello che era stato usucapitodai mici. Non dal “non nostro Bravogatto” perché lui è educato, ma dalla banda bassotti felina che gli fa compagnia. A parte qualche invettiva, ho sorvolato perché volevo fare qualcosa di carino. Ho scelto la tovaglia, abbiamo apparecchiato, fiori e candela in tavola e menù di pesce. Per cui cozze alla marinara, linguine con colatura di alici di Cetara e poi gamberoni alla piastra. Andrea ha stappato un ottimo Riesling: perfetto per i piatti. La serata è stata proprio gradevole, non era come essere al mare ma per un attimo ci sembrava di stare in vacanza.

arifer.77@libero.it

LUI

Vita tra quattro mura. Casa, lavoro e gli altri ambienti chiusi che frequentiamo, pure la macchina è di fatto una gabbia di metallo e plastica. Invece fino a qualche generazione fa almeno l’estate era il tempo in cui la gente stava all’aperto e, sebbene ormai decaduti da homo sapiens a homo digitalis (insipiens), un po’ di nostalgia ci dev’essere rimasta. Senza voler scomodare i nostri antenati ominidi che scorrazzavano per le savane africane, il contatto con la natura ci fa stare ancora bene. Ci accontentiamo di quel che abbiamo, e sappiamo che non è poco: un bel balcone che guarda sul prato da un lato e su un boschetto dall’altro, ombra quanto basta nella comunque afosa estate bronese, tra fiori e peperoncini… e altri esperimenti vegetali fallimentari su cui è meglio tacere (il pollice verde non è un dono che abbiamo ricevuto) ma che ogni anno continuiamo ostinatamente a tentare, e prima o poi ce la faremo. Quindi colazione (ma fa effettivamente un po’ caldo) e cena, vini estivi talora convenzionali ma qualche volta più “sperimentali” (di recente un ancestrale da vitigni PIWI) e placidi dopocena ad accompagnare il tramonto dei lunghi giorni di questo periodo dell’anno. Anche la privacy è sufficiente, non dai gatti però perché con quelli dobbiamo contendere il territorio: tranne Bravogatto, che è spudoratamente il nostro preferito, tutti gli altri sono variamente banditi con riprovevoli atti di discriminazione felina di cui siamo coscientemente (e convintamente) colpevoli.

andrea.rovati.broni@gmail.com

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