Storia delle tovagliette
di Patrizia Ferrando
Maggio si è ormai affacciato alle nostre finestre e alle pagine del calendario e il pensiero anticipa piccoli piaceri della bella stagione. Mangiare all’aperto, ad esempio: si tratti di un tavolino per due sul più piccolo dei terrazzi o di una tavolata in giardino, consumare i pasti all’esterno crea un facile e gioioso senso di vacanza, speciale a qualsiasi ora. Le apparecchiature “esterne” non richiedono di solito troppa formalità. Tra i pezzi più usati ci sono le tovagliette all’americana, peraltro perfette anche dentro casa, se si usano materiali intonati e, magari, c’è un tavolo pregevole da mostrare. Anche loro, come tutti i componenti di una mise en place, hanno una storia da raccontare.
La nazione dove proprio non si usano è la Francia: oltralpe non stendere la tovaglia appare quasi aberrante.
Nel mondo anglosassone, in compenso, vedere forme sia eleganti sia semplici dei doileys, così vengono chiamate le tovagliette individuali da quelle parti, avviene di frequente. Ma perché dar loro quel nome? Esistono due teorie. Secondo una, un tappezziere londinese, Mr Doiley, già a inizio ’600 confezionava rettangoli di tessuto su cui porre le stoviglie, e lasciò loro in eredità il suo nome. L’altra si riferisce a tempi di poco successivi, la metà del XVII secolo, quando un governatore della Giamaica, il generale Edward d’Oiley, prediligeva i tagli di stoffa che, quando gran parte degli oggetti veniva portata via prima del dessert, permetteva di ammirare il piano del tavolo.
Ma la grande diffusione, sia nelle case sia nei locali pubblici, con diversi materiali di realizzazione, e l’imporsi della denominazione “americana”, è storia molto più recente: siamo nel secondo dopoguerra, i cambiamenti dello stile di vita si susseguono e dagli States arrivano di continuo novità e tecnologie considerate appetibili.
La villetta da middle class americana apparirà un sogno di molti, durante il boom economico: trovate e invenzioni degli anni ’50 sbarcheranno come simboli di modernità.
Quello è il periodo in cui la televisione debutta nelle case degli americani e il momento della cena viene passato in salotto. Senza sedersi a tavola, la famiglia americana degli anni ’50 si accomoda davanti alla tv.
Diventa comune cenare su un divano utilizzando l’appoggio di un vassoio, abbandonando l’eleganza e le mise en place formali.
È così, tra spazi minuscoli e pasti fin troppo svelti, che nasce la tovaglietta americana come ancora oggi l’intendiamo.
Ormai condannata, per fortuna, l’ambizione di cenare su un divano, il galateo ha solo due raccomandazioni: curare l’armonia di forme e materiali e mai sovrapporre tovaglietta e tovaglia.
patrizia.marta.ferrando@gmail.com