Tempo di grazia per riprendere il cammino con Gesù
Dal 26 al 30 settembre a Montebello della Battaglia gli Esercizi Spirituali dei sacerdoti con il vescovo
MONTEBELLO DELLA BATTAGLIA – L’ultima settimana di settembre, dal 26 al 30, nella stupenda cornice di Villa Lomellini a Montebello della Battaglia, una delle prime sedi dei Figli della Divina Provvidenza di san Luigi Orione, il vescovo Mons. Guido Marini ha dato gli esercizi spiritua- li ai sacerdoti della Diocesi.
I partecipanti erano ventiquattro.
Le giornate sono state scandite dal canto della Liturgia delle Ore (Lodi mattutine, Ora media, Vespri e Compieta), dalla celebrazione dell’Eucaristia e dalle meditazioni del vescovo, una al mattino e una al pomeriggio, ciascuna preceduta dalle antiche invocazioni “Veni Creator” o “Veni Sancte Spiritus”.
Scopo degli esercizi è rimanere in silenzio alla presenza del Signore per ripartire dal Suo primato nella nostra esistenza. Se c’è questo primato, è possibile che la vita di ciascuno si converta e si rinnovi.
Gli esercizi spirituali non sono un corso di formazione permanente, cioè non hanno lo scopo di far acquisire conoscenze, ma di consentire alle persone di essere rinnovate dalla potenza dell’amore di Dio.
Sono un tempo di grazia nel quale lavorare, con l’aiuto di Dio, sulla propria vita, per smontare quello che non è ancora conforme a ciò che il Signore desidera, per capire dove si è manchevoli, dove cambiare e come riprendere il cammino in modo nuovo, più evangelico.
Mons. Marini non ha dato un titolo al corso di esercizi, invitando a darlo ai presenti solo alla fine, dopo aver capito la grazia specifica di Dio per ciascuno.
Quattro atteggiamenti sono stati indicati come fondamentali.
Il primo è stare: Gesù costituì dodici apostoli, «perché stessero con lui» (Marco 3,14).
È il primo desiderio del Signore: che si rimanga davanti al Suo sguardo, con se stessi, senza assecondare la tentazione di fuggire.
Lo stare è connotato dal silenzio, non come consuetudine dovuta, ma come espressione del desiderio che il Signore venga e abiti la nostra vita.
Il secondo atteggiamento necessario agli esercizi è ascoltare, come Mosè, che ha ascoltato la volontà di Dio per sé e per il popolo.
La parola che il Signore rivolge personalmente a ciascuno è segno dell’amore e della cura che il Signore ha per la nostra vita.
Il terzo atteggiamento è adorare.
Spesso si arriva agli esercizi annuali un po’ disorientati, divisi interiormente. Si avverte la mancan- za di un’unità del cuore, che è decisiva, perché è la sola che può da- re la pace. Adorare significa mettere al centro il Signore: da Lui tutto il resto si illumina.
L’adorazione consente di mettere ordine nella propria vita, perché consente di ritrovare il Signore come il primo amore.
Il quarto atteggiamento al quale gli esercizi conducono è donare.
Gli esercizi consentono ai sacerdoti di ritrovare la loro identità di pastori secondo il Cuore di Cristo, nel rinnovato dono di sé.
Seguendo l’ispirazione di fondo di Sant’Ignazio di Loyola, le meditazioni del vescovo Guido, dense e profonde, con riferimenti alle interpretazioni dei Padri della Chiesa, alla vita di tanti santi e alla situazione attuale, ma chiarissime nella esposizione, hanno voluto condurre gli esercitanti a una verifica autentica della propria vita, stando non tanto davanti a se stessi, quanto soprattutto davanti al Signore, considerando innanzitutto la propria situazione di peccatori, attraverso la lettura della lettera alle sette chiese di Apocalisse 2-3, del tradimento di Giuda (Giovanni 13,18-30) e delle tentazioni del Signore (Luca 4,1-13).
Il peccato non è tanto l’infrazione di una norma, quanto piuttosto un tradimento dell’amore di Dio.
La medicina del Signore a tutto questo è la sua infinita misericordia, che Mons. Marini ha presentato ai sacerdoti attraverso l’incontro di Cristo con l’adultera (Giovanni 8,1-11). Una volta resi consapevoli del proprio peccato e perdonati, è possibile cominciare o ricominciare ad amare, non soltanto obbedienti al comandamento (lettura morale della parabola del buon Samaritano, Luca 10,29-37), ma innanzitutto come feriti salvati dal Signore, vero Samaritano del mondo, che, sceso dal cielo su questa terra, rende agli uomini la veste nuziale (lettura cristologica della parabola). Senza Gesù, infatti, non posiamo fare nulla (Giovanni 15,5). L’incontro con Gesù fiorisce nella Chiesa: a essa il Salvatore conduce l’umanità perché possa essere curata (lettura ecclesiologica). Gli esercizi riportano la persona, sospinta dalla forza dello Spirito Santo (Atti 2), a camminare nella vita quotidiana insieme con Gesù, seguendo le Sue orme, lasciando che il Signore faccia cambiare prospettiva, come è avvenuto per i discepoli di Emmaus (Luca 24,13-35) e per i primi discepoli (Giovanni 1,35-42).
Don Francesco Favaretto