“Tenet”, 5 film in 1

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L’ultima opera di Christopher Nolan, “Tenet”, è una creatura fuori dall’ordinario, che cambia a seconda del punto di vista, invitando lo spettatore a partecipare all’esperien-za sul grande schermo. Dopo anni, l’autore è finalmente riuscito a realizzare la sua versione del “cubo di Rubik”. Costato 205 milioni di dollari, non è solo puro intratteni-

mento: oltre a ripercorrere la filmografia del regista e a confermare le ossessioni che lo caratterizzano da sempre, “Tenet” riflette anche sul destino del cinema stesso. Sarà lo spettatore a deciderlo: come dice uno dei personaggi, «questa è la mia storia. Sono io il protagonista». La parola “Tenet” è al centro del Quadrato del Sator, considerato magico, che consiste in un’iscrizione di parole in latino: Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas.

A seconda del punto in cui si comincia a leggere, le cinque parole danno origine alla stessa frase, facendo della composizione un palindromo, che può essere letto da sinistra a destra e viceversa, ma anche dall’alto in basso e viceversa. A farci da guida nel complicato mondo di “Tenet” è il personaggio senza nome interpretato da John David Washington: di lui sappiamo che è un agente segreto, incaricato di impedire la Terza Guerra Mondiale trovando più informazioni possibili su una misteriosa tecnologia che sembra in grado di invertire il tempo. Il film è un tripudio di dita che muovono oggetti: proiettili, pistole, valigette, quadri, lingotti d’oro. La mano nella filmografia di Nolan è un simbolo potente: strumento di chi crea o distrugge, ma principalmente di chi costruisce un’illusione. Qui il tempo e la memoria si fondono come forse mai prima nel cinema: non tutti i personaggi hanno le stesse informazioni perché non tutti vivono il tempo allo stesso modo. Composto da almeno cinque film in uno, tutti di generi diversi, “Tenet” è un noir, un film d’azione, di fantascienza, di guerra e un dramma familiare. Come afferma un altro personaggio, «non va capito, va sentito». E visto più volte.

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