“Terre”: perquisizioni e 6 nuovi indagati
La società del vino ancora nella bufera
BRONI – Perquisizioni e sei indagati alla cantina “Terre d’Oltrepò”: il mondo del vino oltrepadano ancora nella bufera. Martedì mattina è scattata una serie di perquisizioni, a cura dei Carabinieri forestali di Pavia, dei Carabinieri della compagnia di Stradella e degli ispettori dell’Icqrf Lombardia (Repressione frodi), con la collaborazione di un elicottero del 2° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Orio al Serio, negli stabilimenti della cantina sociale “Terre d’Oltrepò” a Broni, Stradella, Santa Maria della Versa e Casteggio.
Il blitz è stato disposto da un decreto di perquisizione emesso dal sostituto procuratore di Pavia, Paolo Mazza, e scaturisce da un esposto depositato in procura da un’azienda operante nel settore della grande distribuzione, l’Eurospin, in seguito ai risultati di analisi eseguite a campione da Unione Italiana Vini (UIV) su un lotto di vini acquisiti da “Terre”, che aveva evidenziato la presenza di una sostanza adulterante, nella fattispecie “diglicerina ciclica”, provocando il ritiro dell’articolo dalla filiera di vendita e la restituzione al fornitore. Le verifiche disposte dall’autorità giudiziaria, che in questa fase hanno comportato l’iscrizione nel registro degli indagati di sei imprenditori e professionisti dell’Oltrepò, sono finalizzate a ricercare eventuali quantitativi di vino del medesimo lotto analizzato nonché ad accertare la probabile presenza della sostanza adulterante mediante prelievi e campionamenti che saranno oggetto di accurate analisi di laboratorio. A finire nei guai sono stati il presidente della cantina Andrea Giorgi, il vice Marco Forlino, il direttore Alberto Servetti e gli enologi Fabrizio Vercesi, Pietro Dilernia e Alessio Gaiaschi.
Immediata la replica della cantina, che si dice estranea ai fatti che le sono stati contestati: «I controlli si riferiscono a un fatto riscontrato lo scorso anno, non dipendente dalla cantina e dai soci e su cui la cantina stessa si era già attivata con i propri professionisti e tecnici, con l’ausilio di laboratori terzi, per garantire la necessaria trasparenza in merito. – si legge in una nota ufficiale di “Terre” – La cantina opera nel pieno del rispetto della legalità e non ha mai proceduto all’utilizzo di sostanze vietate nei propri vini. “Terre d’Oltrepò” è certa di poter fornire ogni necessario chiarimento a tutela dell’immagine e del nome della cantina stessa, dei propri soci e dell’intero territorio».
Ma l’ennesima inchiesta che coinvolge il vino oltrepadano, la quarta in sette anni, ha subito scatenato una serie di reazioni. Molto duro il commento del sottosegretario pavese alle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio: «Ancora una volta un intero territorio rischia di pagare per la scorrettezza di pochi. Nell’Oltrepò pavese c’è una maggioranza di persone per bene che lavora onestamente e la cui reputazione non può essere distrutta da qualche mela marcia. – attacca – Il nostro auspicio è che l’inchiesta aperta dalla Procura di Pavia possa servire a individuare chi truffa, e far emergere contestualmente chi invece fa bene il proprio lavoro. Nelle prossime settimane lavorerò per riunire intorno ad un tavolo al ministero tutti gli attori più importanti dell’Oltrepò».
Oliviero Maggi