Torna il credito su pegno

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Di Cesare Raviolo

Spesso i fenomeni marginali forniscono profonde indicazioni circa l’andamento della congiuntura economica e il mutamento delle abitudini in atto nella società. Uno di questi è costituito dal credito su pegno, un’espressione che riporta alla mente vicende di povertà e di solidarietà di stampo medievale. Oggi, invece, il credito su pegno rappresenta una forma tecnica di finanziamento alla quale accedono non solo i meno abbienti ma anche artigiani, commercianti e imprenditori che, attratti dalla semplicità della richiesta, dalla velocità di erogazione del prestito e dalla riservatezza, vi ricorrono anche per finanziare il capitale circolante delle proprie imprese. Non è un caso che, a fronte di un valore medio dei prestiti di 1.600 euro, il finanziamento possa arrivare anche a 150 mila euro, tanto che il business del settore è stimato intorno agli 800 milioni annui. Modifiche di rilievo sono intervenute anche nelle categorie di beni dati in pegno: accanto ai tradizionali oggetti d’oro in genere di piccole dimensioni e di modesto valore, oggi figurano gli orologi Rolex, che rappresentano il 10% dei pegni, l’oro e i diamanti montati. L’importo erogato in genere non supera l’80% del valore del bene dato in pegno e la durata del prestito può essere di 3, 6 o 12 mesi con possibilità di rinnovo fino a 3 anni. Il credito su pegno, che aveva conosciuto una forte aumento all’epoca del Covid, ha finito per mantenere rilevanti tassi di crescita anche negli ultimi anni grazie alla domanda proveniente da soggetti “non bancabili”, cioè non in grado di accedere alle tradizionali forme di credito bancario, costituite in gran parte da immigrati ormai inseriti a pieno titolo in varie attività economiche. L’espressione “credito su pegno” riporta alla mente anche il Monte di Pietà di Tortona, fondato nel 1589 dalla Confraternita del Santissimo Sacramento attiva presso la chiesa di Santa Maria dei Canali. Dopo la scomparsa dei banchieri ebrei e dei monti frumentari, il Monte rimase l’unico istituto di credito del Tortonese fino al 1871 quando furono fondate le banche popolari di Viguzzolo e di Tortona e sopravvisse fino al 1946 quando venne incorporato nella Cassa di Risparmio di Tortona. Per anni ha rappresentato l’ultima spiaggia per migliaia di Tortonesi che, per far fronte a spese impreviste oppure semplicemente per sopravvivere, erano costretti, non senza imbarazzo, a impegnare il modesto gioiello di famiglia e, in quel momento, era ancora Monte e ancora Pietà.

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