Tra i santi e le coppelle

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Di Pier Luigi Feltri

Adagiato tra le dolci colline dell’Oltrepò pavese, Canevino incanta per i paesaggi mozzafiato e per la storia millenaria. Oggi parte del comune di Colli Verdi, il borgo conserva un’atmosfera autentica che invita a una scoperta lenta e profonda. La chiesa parrocchiale è il simbolo più rappresentativo di questa piccola comunità. Il piazzale circostante l’edificio sacro offre un panorama straordinario in ogni stagione: un luogo perfetto per lasciarsi cullare dalla quiete e dalla bellezza. Ma recarsi qui, soprattutto, vuol dire effettuare un pellegrinaggio nel ricordo di un evento straordinario che vi accadde nel lontano anno 929. Era in corso, a quel tempo, una disputa territoriale fra l’abate di Bobbio ed il vescovo di Piacenza. Si convenne che, a dirimere la questione, sarebbe stata un’ordalia da tenersi a Pavia. Per dare maggior risalto alla vicenda, i bobbiesi organizzarono la traslazione delle reliquie di san Colombano verso la città sul Ticino. Lungo il percorso si verificarono numerosi miracoli, a testimonianza del legame fra il monaco irlandese e le zone oggetto della disputa. Uno dei fatti più clamorosi avvenne proprio a Canevino. Secondo il racconto, un contadino del luogo lavorava nei campi con il figlio, muto dalla nascita. All’improvviso, il ragazzo si rivolse al padre dicendo: «Papà, papà, c’è san Colombano!». Stupito e felice per la voce ritrovata dal miracolato, il contadino chiese spiegazioni, ma l’altro continuò: «Non senti? Arrivano i monaci!». Incredulo, l’uomo salì su un’altura e vide avvicinarsi una processione di monaci che cantavano il “Kyrie eleison”. I 133 gradini che conducono alla chiesa di Canevino ripercorrono proprio il percorso dei religiosi con la reliquia al seguito. La sacralità di questa collina trova tuttavia le proprie radici in epoche arcaiche. Lo testimonia una grande roccia di forma tronco-piramidale, situata nella fitta e quasi inaccessibile boscaglia sottostante la chiesa. Questo masso ospita antiche incisioni di vario tipo: coppelle, motivi lineari e simboli “a scaletta”. Incerte sono sia la datazione (ci si riferisce all’Età dei metalli), sia la funzione di quei segni. Secondo alcuni studiosi, essi segnalavano un controllo sul territorio e sui confini. Secondo altri, la funzione delle coppelle sarebbe stata di tipo magico o religioso. Simili incisioni sono presenti in tutta Europa, e talvolta sembrano ricalcare mappe celesti. Gli appassionati potranno visitare siti similari (e più facilmente accessibili) anche nel territorio piacentino.

pierluigi.feltri@gmail.com

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